~.tLBIANCO lXILROSSO Mi•iiililW frutto di una idea di giustizia falsato e parziale, l'oscuro e viscerale istinto dell'uomo che per brutale ritorsione rende il male per il male, la morte per la morte. Nel Contratto Sociale l'autorita pubblica assomma tutti i diritti ai quali i singoli hanno rinunciato ma fra tali diritti non vi può essere quello della vita, unica, irripetibile, ogni giorno nuova e diversa. Allo Stato però non piacciono le differenze. Esso ama l'unanimismo che fa risparmiare l'esame di una infinità di dettagli e l'uniformità che permette di rimediare ad una morte con un'altra morte. L'accettazione di questo principio sia pure perché considerato il male minore necessario per una convivenza pacifica, è il primo passo per la legittimazione di un «dispotismo di tutori più che di tiranni, un dispotismo più dolce e più estesto, capace di degradare gli uomini senza tormentarli». (Tocqueville). È l'accettare un'autorità assoluta, capillare, previdente e dolce, decisa a vegliare sulla sorte di individui il più possibile omogenei ... che vuole che i cittadini siano felici a patto che pensino soltanto a essere felici. (ibidem) Sarebbe come invocare il Leviatano, con il suo enorme corpo e la sua piccola, temibilissima testa della quale è necessario che gli uomini incomincino a dubitare. Sarebbe come invocare uno Stato dispotico a cui gli uomini trasferiscono ogni potere e ogni loro diritto in cambio di quella pace sociale per salvaguardare la quale diventa lecita (e comoda) la soppressione dei diversi. 13 Incamminandoci su questa strada, diventerebbe poi sempre più difficile distinguere la legalità dall'arbitrio. Il rischio esiste, il baratro che progressivamente allontana l'Individuo dalle Istituzioni ne è una delle prove più visibili. L'uomo continua ad essere considerato materia prima del potere, argilla e marmo che il Principe maneggia e modella, mezzo e non fine e unico scopo dello Stato. È una lotta impari dell'Uomo contro il Leviatano. «Ci si limita a dire che se questa lotta, un giorno non dovesse più ricominciare, sotto il peso delle propagande che instupidiscono, sotto la folgore dei terrori larvati o sanguinanti, se questo slancio spiriturale trasmesso di età in età dovesse un giorno esaurirsi, è solo allora che sarebbe permesso lasciarsi andare.» (Jean-Jacques Chevallier). I timori sono noti, le speranze sono le voci che sanno dire no e la libertà umana. L'uomo vuole, la sua volontà influisce sul ritmo del divenire storico, il suo volere trasforma, a piccoli passi la società. Uno di questi passi urge affinché sedie elettriche, camere a gas, iniezioni letali, impiccagioni, fucilazioni, diventino nel più breve tempo possibile strumenti inutilizzati e come gli antichi strumenti di tortura, monito per le generazioni future sul grado di aberrazione a cui l'uomo può arrivare. Roger K. Coleman ucciso qualche settimana fa, ha gridato fin sulla sedia elettrica la sua innocenza. Uno di questi passi urge affinchè le prossime morti annunciate non rimangano «vane parole, un grido taciuto, un silenzio.»
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