.{)JLBIANCO lXILROSSO MiikCillll Da costoro forse c'è da aspettarsi protezione o al più qualche utile mediazione, ma nessuno dei due Paesi appare in grado di risolvere il nodo economico che accompagna quello politico. Loperazioneoggi necessaria ha una qualità diversa e deve rispondere ad una esigenza non solo più impegnativa, ma di più decisiva valenza politica. L'Europa deve risolvere il problema della propria dimensione. Deve definire l'ampiezza del suo spazio politico, economico e culturale. Deve cioè compiere atti conseguenti alla incontrovertibile realtà dei Balcani come regione d'Europa. Quando la Grecia divenne una delle 12 stelle ciò fu determinato senza dubbio dalla eccezionalità delle esigenze politiche e strategiche che caratterizzavano il confronto bipolare allora in atto, ma implicitamente si sancì l'avvio di un processo che oggi deve essere concluso. È certamente vero che decine di pregevoli città '-(/ .- ', Ì\ sono testimoni del clima mitteleuropeo che influenzò quell'area durante il periodo asburgico. Così come non possono essere ignorate le relazioni culturali che portarono i romeni o i serbi a mutuare per le loro capitali modelli parigini. Ma per il passato si è sempre trattato di pedine periferiche in uno scacchiere che aveva i propri centri nervosi più a nord e/o più a occidente. Se l'Europa vuole, come deve e dichiara, svolgere un'attività politica mediterranea e stabilire un rapporto con l'area musulmana finalizzato anche alla edificazione di un sistema di valori valido in un prossimo futuro anche per le società multietniche dell'occidente, acquisisca la consapevolezza che l'ordinata integrazione dei popoli balcanici è un suo problema, da affrontare e risolvere con urgenza. E non certo con la logica delle aree di influenza o peggio con quella di lasciare che si scotti chi più è vicino al fuoco. I ;.~ ., ''I ~}) \; . ':':., //\ ;· .. I \ t 1 1 ' 1' . .;, . I, I ., . I, J \' : . il .. ! ' · 11
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