Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

portuna, perché prima o poi quei signori qualche misfatto l'avrebbero pur commesso. Fu per me ardua impresa salvarli dal rogo, ma infine vi riuscii e poterono scamparne. Quando gli indiani di quest'isola si videro precipitati nella stessa servitù e nello stesso calamitoso stato di quelli della Spagnola, quando si videro morire e andare a perdizione tutti, senza più rimedio, presero a fuggire nelle foreste e a impiccarsi per la disperazione. S'impiccavano insieme gli uomini e le loro donne, dopo aver prima impiccato i figli loro. Per le crudeltà d'uno spagnolo quant'altri mai tiranno (io l'ho conosciuto) s'appiccarono più di duecento persone. Pe- - o, fra Bartoloméde LasCasas o Ca- I saus, frate di San Domenico, che per grazia di Dio mi trovo oggi in questa corte di Spagna adoprandomi per discacciare l'inferno dalle Indie affinché quelle infinite _mo!- - titudini di anime, redente dal sangue di Cristo, non periscano tutte senza remissione di morte perpetua, ma conoscano il loro creatore e siano salvate; io dunque, mosso da compassione per la Castiglia, mia patria, acciocché Dio non la distrugga a causa di tanto grandi peccali commessi contro la sua fede ai danni del prossimo nostro, e vedendomi incoraggiato da alcune persone autorevoli, zelanti dell'onore di Dio e compassionevoli delle afflizioni e delle sciagure altrui, che risiedono in questa corte, mi sono persuaso a stendere la presente relazione. Ho poi tardato, per via delle continue occupazioni, a mandare a effetto il mio proposito. L'houltimala a Valenza, 1'8dicembre dell'anno 1542, nel momento stesso in cui tutte le brutalità, le oppressioni, le tirannie, le rapine, le distruzioni, le angosce, le calamità, lutti i massacri, gli scempi e gli stermini che in essa riferisco sono al colmo della loro vio- _p..(J, BIANCO lXILROSW i iXiXili li 111 rirono a questa maniera genti in numero infinito. Vi fu in quest'isola un ufficiale del re cui erano stati assegnati in ripartizione trecento indiani; e in capo a tre mesi ne aveva già fatti morire duecentosettanta ai lavori delle miniere: non gliene restarono che trenta, la decima parte. Gliene ridiedero allora altrettanti, o forse più, e anche questi li ammazzò. Tanti gliene davano e tanti ne faceva perire, finché egli stesso non morì e il diavolo si portò via l'anima sua. In tre o quattro mesi morirono di fame, abbandonati dai padri e dalle mari che venivan trascinali nelle miniere, più di settemila bambini. Io l'ho visto. E Conclusione lenza, dovunque vi sono cristiani nelle Indie. In taluni luoghi, è pur vero, la ferocia e l'abominiosonominori che in altri. AMessico e nelle sue vicinanze le condizioni sono migliori, e almeno non vi si osano commettere abusi sollo gli occhi di lutti: poiché in quella contrada, e soltanto in quella, vi è una qualche giustizia, quantunque assai poca. Ma anche in quelle terre si ammazza, dissanguando gli indiani con l'imposizione di tributi infernali. Mi sostiene la fiducia che l'imperatore e re di Spagna, don Carlos nostro signore, quinto del suo nome, quando si renderà conio delle malvagità e dei tradimenti che si commettono e che si sono commessi contro la volontà di Dio e la sua a danno di quelle genti e a rovina di quelle terre, quando infine verrà a conoscenza dei misfattiche con malizia gli sono sempre stati tenuti occultali, estirperà ogni male e vorrà soccorrere quel NuovoMondo che Dio gli ha dato, perché so che egli ama e coltiva la giustizia. Che Dio onnipotente, per il bene della Chiesa universale e per la salvazionestessadella sua regale anima, protegga per molti anni di vita gloriosa e felice la sua esistenza e lo conservi a lungo nella sua dignità imperiale. 63 altre cosa ancora vidi, spaventevoli. Poi decisero di andare a dar la caccia agli indiani che s'erano rifugiati nelle foreste. E commisero stragi inenarrabili, sì da lasciar distrutta e spopolata l'intera isola. Non è molto che ci son passato, per quell'isola, e dà una gran pena, un grandissimo scoramento vederla tutta così desolata, ridotta a un deserto di solitudine. 1 Spedizione di Diego Velàzquez. 2 Si tratta dell'eccidio di Caonao (clr. introduzione). 3 Pànfilo de Narvàez. Dopo che ebbi scritto quanto precede, sono siate pubblicale certe leggi e ordinanze che Sua Maestà aveva emanalonella città di Barcellona il mese di novembre del 1542, e l'anno dopo a Madrid. Visi davano le disposizioni ritenute allora opportune per far cessare tante malvagità e tanti peccali contro Dio e contro gli uomini, colpe che avrebbero finito per cagionare la totale rovina e la perdizione irrimediabile di quel mondo. Tali leggi furono sancite da Sua Maestà dopo vari consigli tenutisi con persone di grande autorità, di molte lettere e di chiara coscienza, dopo dispute e colloqui numerosi che ebbero a lungo a Valladolid e, finalmente, con l'accordo e il parere favorevoledi coloro che espressero per iscritto il proprio volo conformandosi alla legge di Cristo, da veri cristiani immuni dalla corruzione e dal contagio dei tesori rubali nelle Indie: di quei tesori che hanno insozzalo le mani, e più ancora le anime, di molti degli uomini i quali allora le governavano, rendendoli ciechi a tal punto che, perduto ogni scrupolo, hanno condotto tulle quelle terre sulla strada della rovina. Dopo la pubblicazione delle dette leggi i creatori e fautori di tiranni, che si

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