Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

.i).V, BIANCO lXILROSSO OX■tilUll111 Altissimeopotentissimsiognore: Prologo del vescovo fra Bartolomé de Las Casas al re Filippo di Spagna L a provvidenza divina ha disposto che nel suo mondo, per il governo e il bene comune dell'umano lignaggio, abbiano signoria dei re, a guisa, in pnrole di Omero, di padri e pastori dei regni e dei popoli; ed essendo questi uomini i più nobili e generosi membri delle repubbliche, nessuno ha, né, a giusto titolo, deve avere, alcun dubbio sulla rettitudine dei loro animi regali. Poiché se nei loro regni si soffrono difetti, malanni e rovine, ad altro ciò non si deve se non al fatto che i re non ne hanno notizia: se infattine fossero informati,con somma cura e vigilante solerzia li estirperebbero. Questo è quanto le sacre scritture sembrano aver voluto significare, nei proverbi di Salomone: Rex qui sedet in solio iudicii, dissipat omne malum intuito suo t. Poiché della virtù innata e naturale del re si presuppone che la solanotiziadi un male nel suo regno sia più che bastante a che lo dissipi: neanche per un solo momento, quando dipenda da lui, egli lo potrebbe tollerare. Ora io considero, potentissimo signore, le ingiurie e le devastazioni, e le rovine e le distruzioni (quali mai s'è immaginato che potessero essere perpetrate dagli uomini in sì grande e siffatta misura) di quei tanti, vasti e meravigliosi regni: dico di quell'immenso e nuovo mondo delle Indie, concesso e affidato da Dio e dalla sua Chiesa ai re di Castiglia perché lo reggessero e lo governassero, lo convertissero e, temporalmente e spiri· tualmente, lo facessero prosperare. Cinquant'anni e più sono andato per quelle terre 2 , e di tali nefandezze sono testimone, ché le ho viste commettere. Se Vostra Altezza fosse a conoscenza delle imprese di certi tiranni, non potrebbe trattenersi dal supplicare Sua Maestà, con la più grande insistenza, di non autorizzare né permettere più quanto costoro hanno inventato,commessoe portato avansotto il nome di conquiste: le quali se ancora fossero tollerate tutto tornerebbe a ripetersi. Essendo di per sé opere inique, tiranniche e condannate da ogni legge naturale, divina e umana, e ancor più esecrabili e abominevoli in quanto intraprese contro quelle genti indiane pacifi59 che, umili e mansuete, che non fan dan - no a nessuno, io ho deciso, per non esser reo, tacendo, delle perdizioni d'anime e di corpi innumerabili perpetrate in quelle terre, di mettere a stampa (affinché con maggior facilità Vostra Altezza le abbia a leggere) alcune, e poche invero, delle infinite nefandezze di cui veridicamente potrei riferire. L'arcivescovo di Toledo 3 , precettore di Vostra Altezza, quando era vescovo di Cartagena m'aveva chiesto questa relazione, e già l'aveva presentata a Vostra Altezza; ma a cagione dei lunghi viaggi per mare e per terra e delle numerose occupazioni regali, è possibile che Vostra Altezza non l'abbia letta, oppure che l'abbia ormai dimenticata. E intanto la bramosia temeraria e irrazionale di coloro cui nulla importa che si versi, senza alcun diritto, tanto e tanto Sdngue innocente, che si spopolino quelle vastissime terre dei loro abitatori e possessori naturali trucidando milioni di esseri umani, che si saccheggino inestimabili tesori, cresce di giorno in giorno. Essi insistono facendo ricorso a vie diverse e con i più svariati e falsi pretesti perché sia loro accordato e concesso di riprendere le dette conquiste: conquiste che non potrebbero essere autorizzate senza violazione della legge naturale e divina, e di conseguenza senza incorrere in gravissimi peccati mortali, degni di supplizi terribili ed eterni. Ho dunque ritenuto conveniente presentare a Vostra Altezza questo brevissimo sommario dell'assai lunga storia di stragi e di devastazioni che si potrebbe e dovrebbe redigere. Supplico Vostra Altezza di volerlo ricevere e leggere con la clemenza e la regale benignità che suole testimoniare alle opere dei suoi familiari e dei suoi servitori che non cercano altro, nel servirla, che

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