DOCUMENTO Bartoloméde LasCasas:così iniziòlatragediadella«Conquista» Questo documento. Riportiamo, in queste pagine, alcuni brani della famosa «Brevisima relaciòn de la destrucciòn de las Indias», che il suo autore, il vescovo Bartolomé de Las Casas, presentò nel 1542 all'imperatore Carlo V~ È un quadro tremendo degli abusi e delle stragi che furono indubbiamente commese dai «Conquistadores» spagnoli nei confronti degli Indios del Sudamerica nei primi anni del '500, in seguito alla scoperta operata da Cristoforo Colombo. L'autore, nato a Siviglia nel 1474, era figlio di un compagno di viaggio di Colombo, e nel 1502, dopo gli studi di legge a Salamanca, si recò nelle «Indie» , e in particolare nei Caraibi, per prendere possesso delle piantagioni di proprietà del padre. Ebbe così la sorpresa di scoprire le crudeltà dei coloni e le sofferenze degli Indios, e ne fu sconvolto al punto che maturò la conversione religiosa e la decisione di farsi prima prete (1510), e poi frate domenicano (1523). La sua attività, dal momento della sua conversione, fu tutta nella denuncia delle ingiustizie e nella difesa degli Indios. Ebbe successo e credibilità, in patria, e fu nominato dall'Imperatore stesso, su proposta del cardinale Francisco De Cisneros, «protettore degli Indios» . Grazie a lui furono promulgate, nel 1542, leggi nuove esplicitamente orientate alla difesa degli Indios. Nel 1544 fu nominato vescovo di Chiapa, nell'odierno Guatemala, ma la violenta opposizione dei coloni spagpoli lo costrinse a tornare in patria, nel 1547. Si ritirò in convento e scrisse la celeberrima «Historia de Las Indias» , che con la «Brevisima relacciòn» resta la sua opera maggiore, e che saràpubblicata integralmente solo nel 1875/76, costituendo una fonte di essenziale importanza per la conoscenza della storia delle popolazioni dell'America Latina prima della Conquista e nella prima parte del secolo XV. Morì a Madrid nel 1566, più che novantenne. Per un giudizio storico autentico, sul personaggio e sulla sua opera, occorrerà tener conto che dei suoi scritti si impadronì ben presto un certo tipo di polemica anglosassone e protestante contro la cultura spagnola e in genere cattolica, esasperandone alcuni tratti e presentando a tinte forti tutta la storia dei secoli della Conquista. Occorre tener conto, innazitutto, del fatto che le denunce di Las Casas furono ascoltate, che egli fu fatto vescovo, e che le leggi promulgate servirono di fatto nei secoli alla difesa degli Indios. La «Leggenda nera» sulle iniquità degli spagnoli e dei portoghesi in America Latina ha un fondo di verità, indubbiamente, ma per valutare i fatti occorre tener presente tutta una serie di circostanze che la dicono lunga sulla strumentalizzazione polemica che di essa è stata fatta nei secoli, soprattutto ad opera degli inglesi, rivali di spagnoli e portoghesi, e degli statunitensi. Un dato forte, della storia, dimostra che proprio grazie alle leggi che proteggevano gli Indios, impedendo che fossero ridotti in schiavitù, promulgate sulla spinta di Bartolomé de Las Casas e confermate dai sovrani spagnoli per secoli, i coloni del Sud e del Nordamerica, nei secoli successivi, furono indotti, per avere braccia da lavoro e servitù disponibile per le loro imprese di colonizzazione delle terre, alla gigantesca trattadei neri, dall'Africa, che ha dato origine alle popolazioni nere di ambedue le parti delle Americhe, e di cui in particolare mancano proprio le regioni dominate dai cattolici spagnoli, come Argentina, Cile, e Perù. Occorre prudenza e senso storico, per non cadere nelle facili generalizzazioni utili alla polemica di parte, e non 57
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