.{)_fLBIANCO lXILROSSO •b$ili\il'3i• mi. Forse qualche debole spiraglio di luce ogni tanto s'apre, ma bisogna avere il coraggio di ritenerlo solo qualche impercettibile segno su cui provare a costruire un progetto, in grado di superare inefficienze istituzionali, conflitti di competenza, ipocrisia, indifferenza. Di grande interesse è l'iniziativa (Tuttia scuola) che ha preso avvio a Scampia, nel famigerato quartiere «167»delle Vele, dove s'è avviata una collaborazione tra volontariato e Amministrazione comunale e scolastica. Sulla base di esperienze condotte nelle scuole popolari i volontari di S. Egidio, in accordo con i docenti delle scuole stanno procedendo ad uno screening di massa, per rilevare le difficoltà dei bambini ed avviare mirate misure d'intervento. In un rigido pomeriggio d'inverno un gruppo di ragazzi lavora nella scuola media d'un quartiere di periferia, rione Traiano, con la professoressa di matematica. Il gelo entra da una finestra i cui vetri rotti sono rimasti insostituiti. Alle imprecazioni degli altri ragazzi uno di loro, avvicinandosi alla professoressa, dice, sottovoce,con qualche rammarico: «nonlo dite a nessuno, ma durantel'estate,quel vetrol'horotto io». Inconsapevole di citare l'«Emile» di Rousseau, il ragazzo produce una comunicazione importantissima, che suona già come una riparazione. Non posso non ricordare, a questo punto, le riflessioni svolte da me e dai miei colleghi sul lavoro condotto in alcune scuole napoletane, basato su 53 gruppi di discussione paralleli, con insegnanti e con alunni. In un resoconto, pubblicato dal Servizio Istruzione e Cultura dell'Assessorato alla P.I. della Regione Campania, il Dr. Bacchini rilevava l'importanza del lavoro svolto con gli insegnanti. Già solo aver dato la possibilità di condividere problemi comuni (si leggevano e commentavano protocolli relativi all'osservazione svolta, a turno, da ognuno dei docenti partecipanti al gruppo, in un'ora determinata, nella classe di un collega) costituiva un'occasione importante di riflessione, di contenimento dell'ansia di fronte a ragazzi «difficili», di crescita nella gestione del rapporto con loro. Ricordo un'insegnante che rifletteva sull'importanza di «tollerare» il comportamento deviante, senza tuttavia subirlo, ma sforzandosi di darvi «significato», svolgendo una funzione nei confronti del1'alunno in questione sia di contenimento che di limite, riuscendo pian piano a ripristinare motivatamente le regole della convivenza. Era di grande importanza, per il gruppo, che si discutesse della necessità di «dare significato», proprio per sottrarre la condotta dell'insegnante alla spirale del «mettere in atto», dell'agire, generalmente innescato dal comportamento degli alunni. Ma ovviamente una tale consapevolezza non può essere soltanto lasciata al «buon senso» ed alla preparazione del singolo docente, ma necessita di apporti specialistici, di un tempo e un luogo deputati alla riflessione su tali problematiche. Una riflessione analoga si potrebbe fare per quanto avviene nel campo dell'Af-
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