Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

,P-lL BIANCO ~11-'ROSSO L'EUROPA E IL MONDO Europa: il verorischioviene daun«Centro»pigliatutto ' E proprio vero che la destra estrema si va espandendo a macchia d'olio in tutta o quasi l'Europa Occidentale? Questa impressione, dichiarata da molti, è certo suffragata da alcuni dati obiettivi che si riferiscono anzitutto all'espansione elettorale: significativa con i Republikaner in Germania, addirittura imponente in qualche zona della Francia, dove Le Pen diventa la bandiera di maggioranza! Ma si aggiunge, nella considerazione di molti, il rafforzarsi dei nazionalismi spagnoli e delle stesse Leghe in Italia. Insomma, il clima politico europeo, oggi e prevedibilmente negli anni a venire, sarebbe caratterizzato dalla costituzione forte di un polo di estrema destra in alcuni casi (Germania, Francia) con veri e propri caratteri eversivi. Personalmente non credo che una analisi di questo tipo sia veramente fondata, e sono convinto che, per affrontare il problema, bisogna muovere da alcune essenziali distinzioni. La prima, di non poco peso, è fra destra liberale e destra estrema, intendendo per di Biagio De Giovanni quest'ultima la destra caratterizzata da elementi di eversione antidemocratica e di violenza razzista e xenofoba. Non credo alla capacità espansiva, di questa destra, in Europa occidentale. Da un lato mi avventuro fino a predirne il rapido declino, dall'altro ho l'impressione che, di fronte agli sconvolgimenti di questi anni, di fronte alle vere e proprie rivoluzioni demografiche e politiche in atto, il revival della destra estrema non può non apparire miracolosamente contenuto e limitato. Non sembra che questa forza abbia la capacità né di incidere sulla forma dei sistemi politici né di espandersi al di là di un certo limite di guardia nell'immaginario collettivo delle nostre società. Sembra, in questo senso, che la democrazia in Europa occidentale sia molto solida, solida fino al punto da porre dei limiti perfino all'immaginazione politica della destra estrema, che raramente si avventura su un terreno esplicitamente e direttamente eversivo della democrazia, dichiarando di manifestarsi piuttosto, paradossalmente, come una risposta alla sua degenerazione. Ma che la democrazia europea sia forte, 47 che l'Europa non corra seri rischi di involuzione totalitaria (o aspramente autoritaria), non significa affatto che non vi siano problemi e che non siano in campo idee in grado di influenzare la qualità e i valori della democrazia. Torniamo alla distinzione da cui sono partito: se non sembra grave un rischio espansivo della destra estrema ed eversiva, non la stessa cosa si può dire di quella che ho chiamato destra liberale che oggi, in presenza di un vuoto gravissimo a sinistra, si muove in uno spazio potenzialmente assai ampio. Il vero dato caratterizzante della situazione europea, dopo il 1989, è la crisi della sinistra, il vuoto a sinistra. È ormai acquisito il dato, che forse per primo Dahrendorf intuì, secondo cui comunismo e socialismo sono, in qualche misura, legati a un medesimo destino e la fine del primo non ha affatto creato le condizioni per lo sviluppo dell'altro, ma ha messo in discussione sia il suo significato sia la sua prospettiva. Due pilastri della cultura di sinistra sono caduti: l'idea di una società alternativa a quella esistente, e l'idea relativa alla funzione espansiva e unificante dello Stato.

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