Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

sale per un partito di sinistra, innovatore, riformista. I.:aver puntato su una continuità della coalizione con la Dc, in nome della governabilità, non è certamente estraneo a questo esito e non è estraneo l'impoverimento del nostro riformismo. Questa scommessa di governabilità è stata perduta. Occorre ricavarne le conseguenze. La prima è l'impossibilità di resuscitare i defunti. Né con esorcismi, né con incantesimi e neppure con campagne-acquisti, che si sono rivelate sempre negative. La seconda è di fare oggi ciò che si sarebbe potuto fare ieri: un aperto invito agli altri due partiti della sinistra riformista: 1)per assumere una posizione comune rispetto alla Dc in merito alla soluzione della crisi; 2) per la costruzione di una grande forza riformista in Italia. Occorre tener distinte le due cose. Certo, non è facile. Troppi disgeli sono stati bruscamente raggelati per rendere credibile questa diplomazia dell'happening. Dall'una parte e dall'altra, sono più che mai vivi gli spiriti rissosi. Occorre un grande spirito di responsabilità per superare le idiosincrasie e badare al sodo. E soprattutto occorre circoscrivere chiaramente fasi e scopi di una intesa politica. Anzitutto, c'è il nodo della presidenza della Repubblica. Se non si scioglie, tutto si aggroviglia. Grande atto di responsabilità sarebbe quello di anticipare la scadenza del mandato. La prima verifica dì un intesa a sinistrapuò essere la scelta di un candidato comune della sinistra. Inoltre, il programma. Tutti concordano su tre questioni: risanamento economico, ordine pubblico, riforma elettorale. Bisogna vedere come. Bisogna vedere se il Pds è in grado di accettare una manovra economica che comporta forti dosi di impopolarità a breve termine. E bisogna vedere se noi, come credo necessario, sosterremo una riforma elettorale vera, che non si limiti a correzioni marginali della proporzionale. Su questi punti, occorrerà poi aprire un confronto con la Dc, per la formazione di un governo che non sia emanazione diretta dei partiti, ma espressione autentica della costituzione. Il che implica la piena responsabilitàda parte del premier sulla scelta dei ministri. I.:opportunità di una compagine ristretta. E, in particolare, di una guida unica dell'economia, e di una rego- .P.tLBIANCO lXILROSSO liX•#JiMil /;!,!;!:~~ J 1)'. ~I,, ~hl1 l,~~wJ-;ilol • ... . - _.._ ~ ........ . -- _..,._.__ ~=. . ' ~------ 43 la che permetta di varare la finanziaria e i suoi annessi come un tutto unico. I partiti che condivideranno il programma assicureranno la maggioranza al governo, ma non lo gestiranno. Ciò permetterà di rispondere positivamente a una grande domanda di departitizzazione delle istituzioni. E di promuovere, senza che abbia immediati riflessi sul governo, il processo di ricomposizione delle forze politiche, del quale la formazione di un grande polo riformista è condizione fondamentale. Questa è una storia più lunga e un impegno più vasto. Riguarda una riflessione seria sui valori e sul significato di una sinistra moderna. Riguarda la rielaborazione di un programma che dia risposta ai problemi della gente (dei più deboli soprattutto), nonché alle possibilità e ai rischi immensi della nostra epoca. Riguarda infine la credibilità dei comportamenti e degli uomini rispetto ai programmi. Negli ultimi tempi noi socialisti abbiamo subito molto più di una «erosione» elettorale. Abbiamo subito una erosione più profonda, di credibilità e di fiducia. Episodi sciagurati hanno alimentato una sciagurata campagna di diffamazione. Dobbiamo finalmente decidere se considerare quegli episodi come eventi esogeni e imprevedibili, e concentrarci in una rabbiosa contestazione della campagna. Oppure se dobbiamo considerarli come indici preoccupanti di un degrado del costume politico del Psi. Credo, e non da oggi, che questo sia il caso. Questo degrado è l'effetto di fenomeni complessi, con i quali occorre fare finalmente i conti. A) La grande mobilità sociale di un partito caratterizzato da un forte ricambio politico, che indebolisce tradizioni e radicamenti e incoraggia rampanti e scalatori avventurosi; B) La lunga consuetudine a un potere, nelle istituzioni, spesso più vasto della nostra effettiva consistenza politica. C) La diffusione di una tolleranza verso i comportamenti di coloro che hanno scambiato la liberazione dai ceppi dell'ideologia con una specie di lasciapassare per ogni forma di comportamento disinibito. Non c'entra la morale. Figli della rivolu-

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