Ora siamo al bivio: o i partiti hanno un collettivo, solidale soprassalto di responsabilità verso la governabilità del paese come ha fatto il Psi da tempo, o tutto precipiterà. La proposta socialista è stata chiara e netta: realizzare le convergenze fra i partiti che, a diverso titolo, si richiamano all'Internazionale Socialista (Psi, Psdi e Pds), su una piattaforma di Governo e a partire da qui negoziare con la Dc la formazione di una maggioranza e di un Governo riformatori. In tal modo ai cittadini sarebbe stato possibile individuare - per la prima volta nella storia della Repubblica - una via di evoluzione unitaria a sinistra basata su un reale programma di Governo e dunque uno scenario molto diverso a quello da sempre imperniato sulla Dc e con la netta divisione a sinistra. In tale fase di transizione, l'equilibrio sarà dato non già dal rapporto PsiDc, ma fra l'insieme delle forze che si evolvono verso l'unità socialista (riformista) da una parte e la Democrazia Cristiana dall'altra. Il compiersi di questa inevitabile ed insopprimibile fase transitoria porterà indubbiamente al dispiegarsi delle dinamiche alternativistiche. Tutto ciò non esaurisce il grande compito che è di fronte ai riformisti; anzi, da qui dovrebbe avere inizio giacché in tanti campi vi è un'azione di ,P.lJ, BIANCO '-X-ILROSSO iit•#Jiltl rinnovamento e di riforma da condurre. Primo fra tutti è il terreno degli assetti istituzionali e del sistema elettorale. Anche su questo tema vanno superate le rigidità tra Psi, Pds e Dc per trovare un comune denominatore in un sistema che garantisca contro la frammentazione, aiuti la governabilità, consenta le più chiare alternative. Questo dovrebbe essere l'obiettivo principale per i partiti di sinistra; l'individuare la cornice istituzionale (e le connesse modifiche alla legge elettorale) idonea a consentire la formazione di poli diversi e le condizioni per l'alternanza alla guida del Paese. Ai Socialisti è sembrata valida la soluzione semipresidenziale, alla francese, controbilanciata da un forte decentramento regionale su tutte le materie non espressamente riservate allo Stato centrale. L'elezione a suffragio universale del Capo dello Stato consentirebbe, con evidenza, il formarsi di due schieramenti entrambi non più impegnati dalle polemiche tra i singoli partiti, bensì dalla scelta di un candidato tale da venir considerato possibile vincitore, in grado cioè di sottrarre consensi a quello avversario. Questo processo, necessario in particolare al secondo turno - ovvero quello di 40 ballottaggio - indurrebbe i partiti di sinistra, come quelli dell'altro polo, ad elaborare programmi comuni e credibili per l'elettorato. La via per l'unità sarebbe - a questo punto - priva di ostacoli veri (tale da rendere lo sbarramento elettorale al 5% - correttivo proposto dal Psi - una mera garanzia per l'unità raggiunta e non più un incentivo a conseguirla). Tutto questo non significa che il Psi voglia o debba porre pregiudiziali sul tavolo del confronto istituzionale con il resto della sinistra. La proposta di dialogo con il Pds da parte Socialista è aperta, su tutti i terreni. Se i Democratici della Sinistra vorranno discutere anche con il Psi le loro proposte di riforma dello Stato e dei suoi massimi vertici decisionali, delle regole elettorali e della partecipazione dei partiti; dunque con i Socialisti - e non soltanto con i neocomunisti e la Rete - allora sarà possibile una stagione nuova nella sinistra e nella politica italiana. Se l'approdo sarà l'unità socialista, l'unità riformista o quella delle sinistre poco importa. Impegnandosi verso il rinnovamento e l'unità il successo è possibile; rinunciando, la sconfitta è sicura. Ciò vale per la sinistra ma, a questo punto, vale certo per tutta la democrazia italiana.
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