zione verso la criminalità organizzata e alla diffusa corruzione in non pochi settori del sistema politico-istituzionale. Si pensi alla persistente carenza di identità nazionale e di senso dello stato ed il quadro italiano è quasi completo. Si aggiunga per completarlo solo la situazione drammatica della finanza pubblica. Le regole della competizione elettorale (proporzionale) hanno poi amplificato gli effetti dello scossone. Questi motivi e ragioni hanno senza dubpio influito, e tuttavia non in modo univoco. Ed è perciò molto difficile, e per il momento arbitrario, trarre conclusioni interpretative sulla base di essi. Dobbiamoperciò partire, per ogni lettura dei risultati elettorali, innanzitutto dai due macro-processi iniziali. Sulla base di questi processi risulta più agevole comprendere sia le istanze, magari confuse, di cambiamento sia i desideri di scomposizione dell'elettorato, e le pretese o le intenzioni di invasione del sistema politico da parte della società civile. Delle espressioni e delle opinioni che mal si conciliavano da una parte con il richiamo della tradizione e della necessità della diga contro il disordine (il messaggio elettorale di fondo della Democrazia Cristiana), dall'altra con la promessadella governabilità ad ogni costo, all'interno dei vecchi equilibri politici (il messaggiodel Partito Socialista). E non per niente sono state queste le due forze politiche che sono incorse negli insuccessi più clamorosi, la prima con una perdita secca ,{).I.L BIANCO lXILROSSO i•h#hlil (disastrosa nelle zone della tradizionale cultura bianca), la seconda con un mancato guadagno (la incapacità di raccogliere i resti del naufragio comunista). Il terzo sconfitto (l'ex partito comunista), può solo consolarsi con il mantenimento delle sue capacità di sopravvivenza in una situazione di grave crisi di identità. Se si guardano i risultati elettorali dal punto di vista del cambiamento provocato nel tradizionale sistema politico e, in modo paradossale, da quello della dose di ingovernabilità introdotta, l'esito non è stato di poco conto. I cambiamenti vanno dalla definitiva scomparsa dell'unità politica dei cattolici (si pensi al crollo della Dc nel Veneto bianco), alla impossibilità di governo consociativo (le vecchie tentazioni di asse Dc-Pci), alla esplicitazione nel sistema di una destra non legata alla ascendenza fascista (le leghe) e di una sinistra estrema ma parlamentare (Rifondazione comunista). Ed anche l'arresto imposto al Psi, può servire a misurare quanto manca a questo partito, sul piano della immagine e delle proposte, per raggiungere la posizione di leadership indiscussa della sinistra. La ingovernabilità è senza dubbio aumentata e, all'interno del presente quadro istituzionale, è probabilmente di difficile controllo. La vecchia linea di frattura destra-sinistra che già assumeva nel caso italiano caratteri tutti particolari si è ulteriormente complicata e non si può dire che sia stata sostituita da una frattura centro-pe33 riferia (sia pure con potenzialità rovesciata e con i più ricchi e sviluppati in protesta contro il centro). Di altre fratture, ad esempio quelle «scalfariane» fra onesti-- disonesti è difficile sostenere che possano avere una collocazione effettiva nel sistema politico-partitico. Esiste, o esisterà, quella di tipo referendario, ma la eterogeneità dei fronti è eccessiva, e dunque a sua volta suscettibile di sub-fratture una volta espresso il voto ai referendum. Siamo dunque in una fase di scomposizione del sistema politico-partitico, ed ancora lontani da una fase di «ri-allineamento». Anche per questo sarà difficile individuare e proporre delle radicali riforme macro-istituzionali, nelle forme di governo o nei sistemi elettorali. Comunque sia il problema della governabilità va risolto, o affrontato, nel breve periodo e non possono essere attesi ipotetici ri-allineamenti futuri. A questo problema andrebbe fornita una risposta innanzi - tutto attraversoun processo di riforma delle modalità concrete di governo, dalla gestione della spesa pubblica al controllo della criminalità. Potrebbero essere riforme accettate da quasi tutti i partiti, in quanto lascerebbero inalterate le proprie possibilità, più o meno ferite, di affermazione elettorale. Ma i primi giorni della nuova legislatura fanno dubitare sulla capacità dei partiti nel fornire questa risposta. E l'uomo del Colle, con il suo ultimo gesto, non ha probabilmente contribuito in tal senso.
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