Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

Su questo scenario agitato è scesa la valanga Chiesa: e lo smottamento del nesso della corruzione è avvenuto assai più rapidamente che in passato, proprio perché le riforme erano ormai nell'aria. Craxi rimane il più credibile uomo di ,{).lt BIANCO l.XILR~ iit•#Olil governo, ma le maggioranze con cui operare non sono solide. Né dal Pds né dalle Leghe può venire un sicuro sostegno al leader che rappresenta la continuità. Più che il ruolo di governo, il Psi ha bisogno di ritrovare oggi il proprio ruolo di partito. Esso è il partito centrale del paese ma il paese muore con questo sistema politico. È degno di un grande leader e di un grande partito indicare al paese le vie della vita. Lurgenzdaiunasinistra rinnovatnaell'unità uardando ai risultati elet- G torali e ai primi atti del dopo voto, mi inquieta più di ogni altra l'allarmata questione posta da Norberto Bobbio: è troppo tardi per la sinistra in Italia? Prendiamo la Riforma elettorale, il primo atto necessario ad avviare una Repubblica rinnovata e finalmente democratica. Vogliamorendere possibile la scelta tra due proposte, due opzioni programmatiche, due coalizioni di governo. Nella realtà chi si schiera e contro chi? La frantumazioneuscita dalle urne, il delinearsi di una rispostanon riconducibile né alla destra né alla sinistra tradizionale possono indicare che davvero è già tardi. Tardi per una Riforma Elettorale che ricomponga le forze in campo e le disponga su due schieramenti chiari e contrapposti; tardi per trovare un linguaggio comune libero da diffidenze e recriminazioni; tardi per costruire, a partire da quel linguaggio, un progetto visibile e credibile non solo di risanamento ma di nuovo sviluppo del paese, a partire dalle macerie che gli ultimi decenni ci hanno regalato! Eppure delineare la sinistra possibile è necessario, è un atto di grande difficoltàma anche di grande responsabilità, che andrà di Adriana Ceci condotto attraverso un percorso minato di cui è possibile individuare gli ostacoli maggiori se non proprio, non ancora, tutte le vie di sbocco. C'è innanzitutto il rischio di vivere l'unità della sinistra come pura unità «dell'emergenza», che è vera, tangibile ma profondamente in contrasto con i ritardi accumulati in tanti anni e con il concretizzarsi di 31 spinte al cambiamento che la società esprime e che la sinistra non raccoglie. Ma la ripresa del dialogo, la ricerca del «costruire insieme» è valore troppo alto e complesso e come tale va protetto e non bruciato nella ricerca di soluzioni di grande impatto e di non chiara sostanza come ad esempio il «governo ad ogni costo». Unità della sinistra non è annessione del Pds ad un governo quale che sia. Unità della sinistra è utilizzazione piena di una forza, di una risorsa che per la prima volta è disponibile «anche» per un governo. Di questo anche il Psi deve essere consapevole. La svolta, la scissione, il profondo mutamento del Pci, la nascita del Pds ha avuto questo scopo e lo ha realizzalo: sprecarlo sarebbe un grave danno per tutta la sinistra. E c'è il rischio di una risposta all'emergenza frutto di decisioni di vertice, chiuse nella personalizzazione estrema di chi le conduce (Craxi, Occhetto, D'Alema, Martelli) e non di un profondo e condiviso convincimento sui programmi, sugli obiettivi, sulle forme del lavoro comune. Pesano, e molto, i limiti del passalo, delle stagioni aperte e poi richiuse, della sfiducia profonda che percorre tante campagne e tanti compagni. Questa sfiducia va trasformala in dialogo, la chiusura in responsabilità personale e collettiva.

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