Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

debole ed inidonea al governo la gran parie della sinistra. Si è trattalo di colpi di maglio salutari per il futuro della democrazia italiana e dello stesso Pci, che si è visto costretto a fare i conii con la propria storia, non con la storia del Pcus. Oggi, per la prima volta nella storia della Repubblica, ci troviamo di fronte ad i>lL BIANCO OLtLROSSO liX•®ilil una sicura, oggettiva perdita di centralità politica del partilo che storicamente in Italia ha rappresentato la continuità del potere: la Dc. La sinistra riformista vuole prendere atto di questa condizione ed agire in modo tale da volgerla sempre più a proprio favore, o preferisce guardare la luna dichiarandosi soddisfatta di vedere esasperata la confusione politica ed il malessere sociale, magari inconsapevolmente aspettando che la ruota giri e che, per rassegnazione o disperazione sociale, le carte, o almeno quelle che coniano, tornino in mano alla Dc? IlPsirecuperli'istanza di movimenetoriforme L e elezioni sono state figlie del lungo morire della legislatura dell'87. Craxi, così avaro di consensi per Goria e per De Mila, non ritenne opportuno dichiarare ad Andreotti l'arrivo al capolinea. E questo nonostante fosse scoppiata sulla legislatura una tempesta intrademocrisliana quale non si era mai vista. Il Psi era nell'occhio del ciclone che dal Quirinale si rovesciava su piazza del Gesù e su palazzo Chigi. Ma Craxi, che non ha mai perdonato alla sinistra democristiana il più piccolo peccato, è stato il giubileo delle indulgenze per Andreolli e per Forlani. Sull'insieme delle cose che il presidente Cossiga diceva, il Psi non poteva che essere d'accordo: non era il Psi il partito che aveva posto sul tappeto la questione della riforma istituzionale e costituzionale? E il Psi era d'accordo con Francesco Cossiga, talvolta sin troppo, come nel caso Curcio, tanto da essere ritenuto il partito del presidente, rivestendone talvolta in forma compiaciuta gli abili. Ma non vi è dubbio che le bordate di Cossiga nuocessero al sistema, di cui il Psi era parte centrale. Il Psi era così colto al centro della sua tensione interna, nel suo doppio ruolo di partito garante di Gianni Baget Bozzo della tenuta del sistema politico e, contestualmente, partito della riforma istituzionale. Per la prima volta Craxi non fu Craxi. Inventore di una strategia di movimento come Annibale, divenne il temporeggiatore come Fabio Massimo. Si mise a dire che le elezioni erano mature, logiche, ma che la decisione spellava alla Dc. Dal 1976 ad oggi le legislature avevano avuto un anno di meno sempre per iniziativa del Psi: non si capisce perché il Psi interrompesse questa consuetudine quando mai vi erano stati nella situazione interna democristiana tanti motivibuoni per farla valere. E così accadde che il Psi perdesse la carta delle riforme addirittura a favore di un democristiano, Mario Segni, che non ebbe alcuna difficoltà dalla Dc per compiere questa sua iniziativa referendaria. E per converso il Psi divenne il più tenace difensore del sistema politico, accusato di essere tale solo perché nel sistema politico esso aveva potere di interdizione. Intanto al di fuori del sistema politico le Leghe e la Rete avevano assunto ad altro titolo il volto della riforma. Il Psi perdette voltopolitico: mentre il tema delle ri30 forme dominava il sistema politico, il Psi combatté la battaglia elettorale del '92 come se essa fosse la battaglia elettorale dell'83: un anno di grande ritorno a un grande governo Craxi. Il leader del Psi pensava al domani come la ripetizione di ieri. Fui forse allora uno dei pochi (non nericordo altri) parlamentari socialisti che scrissero per le elezioni anticipate. Sapevo che Formica era favorevolead esse, con motivi che erano i miei, ma non ne faceva azione politica. Andammo alle elezioni con più di mezza Dc e con il Pii: tutto il resto contro. Segni· ci definiva come un partilo irrecuperabile alla causa delle riforme, noi che avevamo posto quel tema al centro del dibattilo politico. Siamo franchi: ci è andata bene. Con quella posizione tattica e strategica, abbiamo rischiato di peggio. Siamo giunti al voto Psi nudo e puro, intelligente anche, ma sfasato rispetto alla situazione. Il nostro risultato ha aperto a Craxi sia le possibilità del Quirinale che di palazzo Chigi: ma a condizione che esso torni ad essere il partilo delle riforme: della Costituzione e della legge elettorale, dando addio al mero uso della rendila di posizione.

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