Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

i,)JLBIANCO l.XILROSSO i IU I 11A1 ii I I vecchio Pci. I due partiti della sinistra sono usciti notevolmente ridimensionati dalla consultazione. Il Pds in termini di peso elettorale, il Psi di ambizioni. Milioni di persone hanno votato per le Leghe. Altri milioni si sono dispersi in formazioni di antica e nuova nostalgia, devoti di reliquie del passato: il ventennio per il Msi, il protocomunismo per Rifondazione. Tutto fa perciò pensare che se l'elezione dei presidenti di Camera e Senato non è stata facile, le difficoltà per l'elezione del presidente della Repubblica e per la formazione del governo saranno assai maggiori. E intanto cosa succede? Il ministro del Bilancio Cirino Pomicino lascia in eredità al suo successore il compito (che non ha voluto, potuto, o saputo assumersi personalmente) di attuare una manovra di rientro dal disavanzo di almeno 50 mila miliardi all'anno per il prossimo triennio. La domanda, naturalmente, è: chi paga e su quali basi di equità e giustizia? Anche perché i 50 mila miliardi di minori spese e di maggiori entrate servono solo a riportare il deficit in linea di galleggiamento, ma non avranno significativi effetti sul debito accumulato. Che, invece, (come abbiamo deciso a Maastricht) dobbiamo ridurre drasticamente. Oltretutto, poiché piove sempre sul bagnato, tutto questo deve avvenire in una situazione economica-produttiva tutt'altro che facile e con le scadenze eu3 ropee che sovrastano. Il 1 gennaio 1993prende infatti il via il mercato unico europeo. Spariscono le barriere doganali. Persone, capitali e merci potranno circolare liberamente e la pressione della concorrenza sul nostro sistema produttivo, già malandato ed in declino per antiche debolezze strutturali, è destinata ad aumentare fortemente. Con conseguenze negative sul tasso di attività e di occupazione. A meno di essere ciechi si vede benissimo che non c'è tempo da perdere per una radicale svolta dell'economia nel difficile tentativo di rientrare in Europa. Poiché siamo già con un piede fuori, se vogliamo sperare di farcela a rientrare, anziché perdere tempo, dovremmo impegnarci ad evitare che sia invece il tempo a perdere noi. Ma per avviare subito un rigoroso programma di risanamento come prima cosa occorre una maggioranza solida che sappia esprimere, tra l'altro, un governo credibile e durevole. Per quanto gli alchimisti delle formule si siano dati immediatamente da fare l'unica possibilità concreta, che a questo fine si può intravedere, è legata ad un accordo tra i tre maggiori partiti (Dc, Psi, Pds). In questa prospettiva sarebbe naturalmente ragionevole una intesa previa tra i due partiti della sinistra da far valere nel rapporto con la Democrazia Cristiana. Occhetto ha però sdegnosamente respinto ogni coin-

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