Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

~JLBIANCO lXttROSSO MiilliMIII governare lo Stato e la società in libertà, giustizia e pace. Ma vi è ancora un altro fatto: il vostro voto ha voluto certo questo, ma non lo ha pienamente realizzato. Vi sono ancora chiare resistenze a cambiare, tentazioni forti di conservazione, incertezze gravi nelle forze politiche, e tutti voi ne siete stati testimoni grazie ai mezzi di comunicazione, incognite sulla probabilità di formare in Parlamento maggioranze vere, omogenee, responsabili, soprattutto se le si ricerchi con i vecchi sistemi. Con le «armate brancaleone» si possono anche eleggere oneste persone, persone capaci, ma non si governa il Paese e, soprattutto, non si può cambiare. Guidare in questa situazione una crisi di governo che si svolge in un sistema politico già messo in crisi, mezzo tramontato anche per l'impeto di epocali avvenimenti negli anni '89, '90, '91, ma ancora non rinato in forme nuove, è impresa difficile. Ed impresa difficile è fare un Governo efficiente, credibile e forte, ma anche solo - come compito del Presidente della Repubblica - promuoverlo. Epure è necessario ed urgente risolvere la crisi di governo, chiamare i partiti alla loro responsabilità, promuovere la formazionedi un governo che impegni il Parlamento sulle cose serie: i nostri appuntamenti con l'Europa, perché Maastricht non è solo il nome di una bella cittadina dei Paesi Bassi, non è solo il nome di un trattato, Maastricht non è qualcosa che noi abbiamo raggiunto, un risultato che abbiamo conseguito, è un obiettivoche dobbiamo guadagnare e non è facile guadagnare, non un esame superato ma un esame solo rimandato e che ci sarà fatto secondo prove sicure e difficili; il disastro della nostra finanza pubblica; la tutela del risparmio, anche nelle forme del debito pubblico; il rilancio della produzione interna e sui mercati internazionali; la difesa dell'occupazione e la sua promozione; il risanamento dei servizi pubblici; la guerra dura ma intransigente alla criminalità organizzata perché il diritto sconfigga la mala società. Vi è poi un terzo fatto. Il governo della crisi e la formazione del Governo, o meglio la promozione del Governo, sono affidati dalla nostra Costituzione al Presidente della Repubblica. Per risolvere una crisi che io avverto essere così grave, una crisi che è politica ed istituzionale in20 sieme, occorre da parte del Capo dello Stato una conduzione forte, autorevole, credibile ed accettata. Per promuovere la formazione di un Governo nuovo e forte occorre un Presidente forte! Occorre un Presidente forte, forte politicamente e forte istituzionalmente. Ed allora io pongo alla mia coscienza, se voglio essere fedele al giuramento che ho prestato sette anni fa, un interrogativo: posso essere io questo Presidente? Non sono certo così ipocrita da sfoggiare false e non credibili umiltà, specie in questo momento di verità, di verità verso me stesso e con voi. So bene che molti di voi hanno approvato quello che ho fatto,hanno approvato quello che ho detto, detto e fatto forse con qualche confusione e con qualche eccesso verbale peraltro, a ben vedere, piuttosto innocente. So che molti di voi mi hanno compreso; hanno compreso la mia non comoda posizione di uomo solo e da molti combattuto; di un uomo che ha cercato più con la parola che con i poteri che non aveva di costringere la classe politica a rinnovarsi e a rinnovare le istituzioni del Paese. Ma ancorché il vostro consenso fosse corale, ed invece conosco e rispetto quella parte del Paese che non ha approvato e non approva quello che ho detto o fatto, noi non siamo in un regime presidenziale; noi siamo in un regime parlamentare ancora largamente dominato da un certo tipo di società politica, nella quale la pratica dominante è quella dell'oligarchia, certo democraticamente controllata, ma che è pur sempre un'oligarchia; una società politica attraversata da tentazioni consociative e trasversali e dove ancora io temo che la politica degli ammiccamenti, degli inviti a cena, delle mezze offerte, delle mezze responsabilità, degli accordi confusi, prevalga sulle scelte politiche chiare, su programmi concreti e con aperte assunzioni di responsabilità. Ed allora mi chiedo: posso essere io questo Presidente forte? Io non sono stato eletto da voi, sono stato eletto da un Parlamento che ormai è entrato a far parte della storia costituzionale, non faccio parte di alcun partito, nessun gruppo politico ha dei doveri, anche solo di colleganza, per sostenermi, io non sono il riferimento di nessun gruppo, di nessuna parte speciale della società, io sono un uomo solo e quindi non ho la forza politica per considerarmi

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