Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

i.).(L BIANCO l.XILROS.SO MiiRCiMIII partiti-simbolo, giustamente o ingiustamente, del sistema di un tipo di società politica - sono stati fortemente penalizzati con il voto; e con questo voto io credo si sia voluto aprire uno spazio al rinnovamento del nostro sistema politico, si sia voluto dare un colpo al sistema di governo delle oligarchie di partito ed anche alle oligarchie parlamentari, perché esistono anche queste ultime. Purtroppo, però, non nella misura che consente di per sé quello che la gente vuole: un governo responsabile, un governo forte, democraticamente forte e perciò controllato, un governo efficiente, coraggioso, con programmi chiari e concreti in un sistema istituzionale rinnovato, in cui i partiti che sono - e non perché lo dica una norma della Costituzione, ma per quella che è la realtà di una società moderna - strumento indispensabile di democrazia, siano aggregatori del consenso e produttori di proposte e di programmi, concorrano a formare la rappresentanza nazionale e non si sostituiscano ad essa, non prendano - nello Stato e tantomeno nella società - le forme pericolose, ambigue, discriminatrici, spesso prepotenti, che rischiano di alienare il cittadino, voi cittadini, non solo dai partiti, ma anche dal sistema democratico. Questo è il primo fatto. Le elezioni hanno posto una forte domanda di Governo, di cambiamento e di riforme: e questo è il secondo fatto. Una domanda di Governo: vi sono gravi ed importanti problemi da affrontare e da risolvere se noi vogliamo far progredire questo Paese, aiutare la sua gente per l'oggi e per le generazioni future; se noi - parliamoci chiaramente - vogliamo salvare il Paese dal naufragio finanziario, dall'invecchiamento politico, tlall'incertezza per la vita e per i beni di tanti cittadini in molte zone del Paese; se vogliamo metterci in condizione di entrare in Europa e non di farci emarginare da essa; se vogliamo dare servizi ai cittadini; se vogliamo affermare il primato del diritto contro la prepotenza e contro la mala società. A questa domanda di Governo, alla richiesta che questi problemi vengano affrontati in modo coraggioso pronunciando parole di sincerità a tutti voi che mi ascoltate, a voi che - ne sono certo - siete pronti anche ad accettare i sacrifici, ma non la reticenza, l'inganno, la non chiarezza, occorre rispondere formando un governo che governi, che sia capace, coraggioso, credibile, comprensibile da tutti voi, riconoscibile come il Governo della 19 Repubblica. Ma un Governo siffatto non è possibile, soprattutto non sarà credibile, se sarà costituito con i complicati calcoli spartitori e secondo le estenuanti liturgie ed alchimie partitiche. Certo, i partiti - specie nella loro espressione dei Gruppi parlamentari - hanno la loro parola da dire, ma essi non costituiscono il loro governo; essi debbono concorrere a formare, attraverso il Parlamento ed il Capo dello Stato, il Governo del Paese. Un Governo forte, democraticamente forte, di fronte ad un Parlamento forte perché questo può essere forte solo se il Governo è forte ed il Governo può essere forte solo se il Parlamento è forte. Governo forte e responsabile che si senta soprattutto responsabile verso il Parlamento e verso chi il Parlamento ha eletto e rimane - e qui professo tutto il mio rispetto per il Senato della Repubblica e per la Camera dei Deputati che sono stati eletti e per i loro egregi Presidenti - il vero titolare della sovranità nazionale: il popolo. Non è un'astrazione il popolo sovrano! Siete voi, donne, uomini, giovani, anziani, persone concrete che portano in sè i valori di vita, bisogni, interessi, speranze, paure, dolori, rabbie; voi che formate la gente di questo magnifico Paese che è l'Italia. Questo, un cambiamento, se vi ho ascoltato bene, se vi ho compreso bene, è quello che avete voluto con il vostro voto. Dubito, però, che questa domanda di Governo e di cambiamento possa essere realizzata con queste istituzioni: non lo credo, molti non lo credono, e penso che la maggioranza di voi non lo creda. Credo che con il vostro voto abbiate mostrato di non crederlo; e per questo io, come Capo dello Stato, ma anche come cittadino, credo di leggere nella vostra volontà elettorale correttamente espressa - che sciocca cosa demonizzare qualcuno per il voto che ha espresso! Che sciocca cosa dire in democrazia che qualcuno ha sbagliato! - di sentire, mentre vi parlo, una domanda di governo, ma anche di riforme istituzionali; riforme istituzionali nelle quali trovi certamente posto unariforma elettorale, non per punire chi è stato dissenziente dalle grandi oligarchie, non per soffocare la protesta di alcuno, ma per rendere più moderno ed efficiente il nostro sistema. In questo vostro voto leggo, come espressa, una volontà di cambiamento del modo complessivo di

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