Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 28 - maggio 1992

~JLBIANCO l.XILHOSSO KiiiiCilil• PadreBalducci: i poveri,lapace,laParola di Giovanni Gennari ello scorso numero abbiamo ricordato padre David Turoldo. In questo è la volta di padre N Ernesto Balducci. Le disgrazie non vengono mai sole. Rimettendo in ordine i libri di Turoldo, nello scaffale dello studio, ho scoperto che accanto ad essi c'erano, e ci sono, i tanti libri di Balducci ... Due grandi testimoni del Vangelo: diversi come la passione poetica e la passione intellettuale e politica ... Due voci potenti, ascoltate da tanti lontani che in esse hanno trovato speranze, disattese da troppi vicini che per primi avrebbero dovuto ascoltarle, discuterle, confrontarsi con esse. Il leone friulano dai versi sublimi, il lottatore della resistenza milanese, il polemista appassionato capace di sfuriate apocalittiche e di dolcezze amichevoli straordinarie: Turoldo. Il leone toscano della Maremma operaia, nato all'ombra corrusca delle miniere dell'Amiata, schivo come un orso scontrosb, timido fino a nascondersi dietro un fiume di parole, capace di distruggere l'avversario con una dialettica straordinaria e poi di accompagnarlo con amicizia sincera e umanissima in un lungo divagare preoccupato solo di metterlo a suo agio: Balducci. Due preti. Anzi: due frati. Servo di Maria Davide, Scolopio Ernesto. L'essere preti, annunciatori della Parola che è Cristo e della speranza cristiana senza confini di ideologie e di partiti, è stato il carattere assoluto della loro esistenza quasi parallela. Mi è spiaciuto, e sono certo sarebbe spiaciuto anche ad essi, vedere certi giornalisti classificarli alla leggera «preti contro», «preti del dissenso». Miserie di incolti, superficiali, ignoranti e volutamente disinformati giornalisti di giornali e telegiornali. Ci sono certi frangenti in cui la spaventosa impreparazione dei giornalisti italiani, quasi senza 12 eccezioni, si manifesta devastante ... Nel caso di Balducci ha fatto eccezione, in parte, chi come «L'Unità», ha avuto il buon senso di far parlare alcuni, come Mario Gozzini, Luigi Pedrazzi e Ludovico Grassi, che Balducci lo avevano conosciuto sul serio, e non letto sui giornali o visto per qualche istante nei Tg. Se debbo indicare, ai lettori del «Il Bianco & il Rosso», cosa leggere per capire un po' del carisma autentico di Ernesto Balducci, vorrei indicare tre libri, uno dei primi e due degli ultimi, compreso quello che è uscito negli stessi giorni in cui arrivava alla fine la sua avventura terrena. Il primo è uno dei capolavori della letteratura religiosa di questo secolo: la biografia di papa Giovanni XXIII, che ebbe appunto il titolo semplice di «PapaGiovanni», Vallecchi, Firenze, 1964. È un capolavoro autentico, il migliore libro scritto su papa Giovanni, quello che lo ha maggiormente capito e fatto capire sul serio, al di là degli schemi opposti del Papa buono, ma bonaccione e sempliciotto, e dell'eversore della perenne immobilità della Chiesa cattolica che rassicurava, - chissà perché? - tanti intellettuali conservatori cattolici e anticattolici nostrani. Il secondo è un colloquio che Balducci stesso ha avuto con Luciano Martini, uno degli uomini che gli sono stati più vicini, e che costituisce una vera e propria «intervista autobiografica», il cui titolo è il seguente: «Il cerchio che si chiude», edito dalla Marietti di Genova nel 1986. Ci sono, pur nel perdurare di una ritrosia personale a parlare di sé oltre la chiave intellettuale, delle pagine straordinarie di spiritualità cristiana e di autentica umanità che avvince e affascina. Il terzo è proprio l'ultimo libro, la descrizione più compiuta e completa del punto di arrivo teologico ed umano di Ernesto Balducci, il libro in cui il suo pensiero filosofico e teologico, la sua sapienza storica, la sua lucidità politica, al di là di qualche asprezza di giudizio e di schieramento

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