Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

.P.lLBIANCO \XILR~ Miiilil•il Infatti, il dibattito interno alla Confindustria sulla scelta del successore di Pininfarina, concentrandosi in una prima fase su Romiti, dimostra che prevale tra gli industriali l'idea di una confederazione autorevole e fortemente rappresentativa. Evidentemente, l'aspettativa è per una Confindustria che deve attrezzarsi per gestire questioni significative. Quanto al Governo, qualunque esso sia dopo le elezioni, non può bordeggiare i problemi; la situazione oggettiva della fase economica, lo stato in cui si trova il bilancio pubblico e gli impegni europei lo obbligheranno a proposte di un certo spessore. Paradossalmente, dipende molto dal sindacalismo confederale e cioé se si farà portatore unitario di un'ipotesi di grande valenza strategica o se, soprattutto per difficoltà a dare un taglio al continuismo, si presenterà con un cesto di proposte modeste. Come Cisl, per le proposte già avanzate, optiamo per la prima caratterizzazione. Si intravvedono difficoltà e ostacoli che non fanno prevedere con certezza che anche le altre Confederazioni siano intenzionate a fare la stessa opzione. Soprattutto dalla Cgil giungono messaggi contradditori, come quello di aprire vertenze giudiziarie sul pagamento dello scatto di contingenza di maggio. Ma l'attitudine a ricercare non una mediazione qualsiasi, ma quella che ci faccia presentare tra i lavoratori prima e le controparti dopo come i portatori di un disegno riformatore ed innovatore delle relazioni sindacali, non può che essere totale e ben predisposta. In fondo, la parentesi pre-elettorale potrebbe essere utile per confezionare una proposta che dia al sindacalismo confederale una prospettiva di protagonismo autonomo e condiviso dai lavoratori. Dicendo questo, non voglio dare affatto l'impressione che bisogna scrivere per forza pagine indimenticabili per la storia. Vorrei però che il sindacalismo confederale non fosse coinvolto nella cronaca più banale di una società senza più il gusto di pensare ed agire in grande. Salute.Unagiustiziaelementare: il medicochesbagliapagherà di Teresa Petrangolini bbiamo letto con un certo stupore la levata di scudi delle organizzazioni mediche a se- A guito della sentenza della Corte di cassazione sulla responsabilità professionale dei medici nel caso del decesso per tetano di Elena Lombardi. Si sono usate parole grosse: caccia alle streghe, sfiducia nella professione medica, penalizzazione degli interventi chirurgici all'avanguardia. I giornali hanno dato largo spazio a queste dichiarazioni, mentre nessuno si è preoccupato di andare a vedere di che cosa parlava esattamente la sentenza. In questo modo si è fatta un'opera di disinformazione e non si è capito che la sentenza non chiedeva ai medici di fare miracoli, ma semplicemente l'esercizio della professione nel quadro del principio della responsabiliBibliotecaGinoBianco 8 tà e a tutela del diritto alla salute. Andiamo quindi a vedere qual è il fatto. La Corte di cassazione ha confermato la condanna di un medico che non si era accorto che la sua paziente, la quale avevadato alla luce un figlio con il parto cesareo in una clinica napoletana, aveva contratto il tetano. La donna è poi morta all'ospedale Cardarelli, dove è arrivata quando ormai la situazione era disperata. La sentenza dice che, se si fosse intervenuti in tempo, ci sarebbe stato almeno il 30% delle possibilità di salvarla. È necessario innanzitutto dire che la Corte di cassazione sostiene questa linea interpretativa per lo meno da] 1983, anno in cui è stata confermata una sentenza di condanna a seguito della morte, dopo un incidente sul lavoro, di un giovane ope-

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