Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

sto, è attraversata da questo «perché?»: persino la Vergine sembrerebbe dar ragione a Dostoevski. E infatti un'unica volta si lamenta, e il suo lamento è un perché: «Figlio,perché ci hai fattoquesto? Tuopadre ed io, nell'angosciati cercavamo». Il testo greco ha «odunòmenoi»:«odùnomai» è il verbo che esprime il dolore della partoriente, che è il massimo dolore, il più puro e il più intenso dolore ... Una sola voi- .P-tt BIANCO \XILROS.SO I•tiil•MM (IJ ta, ed è questa, E notate: neanche per un dolore fisico, ma per un'angoscia morale, spirituale, per avere perduto il Cristo, senza colpa: Perché? Comunque: questo perché? è eterno. Ed è anche di Cristo. Vedremo: «Diomio,Diomio,perché?» Lo canterò più tardi... E il perché di Giobbe: «Perchéfu detto un giorno: è nato un uomo?Perchénon è stato,quel giorno,cancellatodal calendario?Perché non morii nel grembo materno? Sulle ginocchia di mia madre?» E' così, così per tutta l'umanità. Ed io non ho altre scappatoie: ho un unico Dio! E che facciamo? Possiamo dire che nulla è così centrale, alla vita in genere, e alla concezione cristiana in specie, quanto il problema del male, della sofferenza, del dolore e della morte.»... Uncantostupendo di fedee di pace Omelia del cardinale Martini alle esequie di padre David M. Turoldo (Milano, chiesa di S. Carlo, 8.2.'92) adre David, tu ci hai tanto pro- p fondamente insegnato a stimare il silenzio, in particolare il silenzio di Gesù; tu ci hai detto, stupendoci, che la vita di Gesù è stata avvolta più dal silenzio che dalla parola; tu ci hai esortato, di fronte al dolore di Maria per la morte del suo Figlio, a cantarlo nel silenzio: «Nessuno profani il dolore e la morte. Non altro vi è di più caro nel mondo Che saper piangere il canto dell'uomo; Essere Chiesa così, del silenzio». E il nostro, oggi, è anzitutto il tempo del silenzio, dell'affetto, della preghiera per e con te, mentre siamo qui a rappresentare le innumerevoli folle di coloro che tu hai amato e che ti hanno tanto amato. Un silenzio anche necessario perché risuonino soltanto le parole vere, quelle dei Vangeli. Non a caso la liturgia ambrosiana, nella Messa esequiale di un Vescovo, di un presbitero e di un diacono fa leggere tre brani evangelici. * Nella prima lettura, la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca, dove ci viene raccontata la preparazione della vittima di Pasqua. E tutta la tua vita, caro padre David, è BibliotecaGinoBianco stata una preparazione alla Pasqua. In questo testo evangelico ti riconosci soprattutto in quella parola forte rivolta da Gesù ai suoi che discutevano su chi potesse essere il più grande: «I re delle nazioni lo governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fc;lnnochiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo» (Le 22,25-26). Tu hai sempre voluto farti vicino ai più piccoli, dare loro voce, metterti al loro posto, piangere, gridare, protestare per loro, amarli con tutto te stesso. Dunque ti riconosci in queste solenni parole di Gesù, che vengono lette di fronte alla morte: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Le 25,27). La tua vocazione ha voluto essere di Servita e di servizio all'intero popolo di Dio, che oggi testimonia con affettodi avere avuto in te un servo fedele. * Nella seconda lettura, è stata proclamata una pagina del vangelo secondo Matteo, anch'essa per te: «Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra» (Mt 27,45). Buio che tu hai vissuto, hai cantato, nel quale sei penetrato lasciandoti macerare dalla notte. Forse per questo tante persone che erano nella prova, nella notte, nel buio, si so54 no sentite capite e confortate dalla tua capacità di essere pellegrino nella valle oscura, di non nascondere la sofferenza, i timori, le angosce, di vivere questa situazione dolorosa con e per tutti, con un sentimento di compassione profonda e universale, che non escludeva nessuno. Sappiamo bene quale e quanta risonanza hanno avuto nella tua vita e nella tua poesia le parole di Gesù: «Elì,Elì, lemà sabactàni?». «Diomio, Diomio, perché mi hai abbandonato?» (Mt27,46) Tu,padre David, hai sentito il silenzio di Dio, l'abbandono dell'uomo, l'urlo della disperazione presente in ciascuno di noi; e ci hai condotto per queste foreste oscure, con mano amica, tremante, perché tu stesso tremavi e temevi, ma con una fede incrollabile, che non sempre abbiamo saputo capire e valutare. Questa fede si è rivelata, nella tua ultima malattia, in tutta la sua.forza, si è rivelata potente come le montagne della tua terra natia, terra dura, tenace. Ci hai insegnato e detto tanto, accompagnandoci nelle nostre notti e nelle nostre paure, e l'hai detto con affetto, con tenerezza, con dolcezza, con tutte le forme dell'amicizia umana che tu sentivi con indicibile profondità. E tanti di noi si sono riconosciuti in te. * Il terzobrano evangelico, che è stato

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