"JLBIANCO \.XILROS.SO litiXRIUiikii Leternoperchée, l'unicoDio: «Locanterpòiùtardi!» nizierò il mio discorso con un ricordo personale. Non ero ancora frate; avevo da decidere se entrare o non entrare in un Noviziato dei Frati Servi di Maria...Avevo diciotto anni. Ero andato a confessarmi dal padre Leopoldo, - quello che oggi è San Leopoldo -, che stava dalle mie parti: un dalmata, cappuccino... Ho fatto questa confessione, dunque, di cui non ho mai dimenticato una cosa. Ricordo che gli parlavo, e gli dicevo le cose che può dire un ragazzo di 17/18anni. Lui stava lì, piccolino. Era così piccolo che all'altare gli mettevano sotto una predella, che altrimenti non arrivava ... Aveva più lunga la barba del corpo ... Mi ascoltava, sì, ma stava quasi gingillandosi, mentre io mi confessavo, ma ad un certo punto mi dice: «Hai finito?». E io dico: «sì». «Bene. Allora ti do un consiglio: cerca di vedere Dio, tutto Dio eh! ...Guarda che è molto difficile, sai, vedere Dio, tutto Dio, il Dio di quando va bene e di quando va male, il Dio del giorno e della notte, il Dio della gioia e il Dio del dolore ...TuttoDio, in tutti e da per tutto...». Io avevo, certo, altri confessori, ma nessuno mi aveva mai parlato così. Anzi: c'era miamadre che mi diceva sempre: «guarda che Dio ti vede! Guarda che Dio ti vede!» Sotto il soffitto della mia chiesa c'era un triangolo, con un occhio là, fisso, terribile, che mi incuteva spavento. Ricordo che sonoperfino andato un pomeriggio, da solo, in Chiesa, e lui lì che sempre mi vedeva, e mi sentivo sempre: «guarda che Dio ti vede!». Sono andato sotto l'organo, e mi vedeva... Sono andato sulla porta della sagrestia, e mi vedeva ... Sono andato sull'aldalla viva voce di David Maria Turoldo (Roma, 15ottobre1987) tare, e mi vedeva... Ebbene: quando sono uscito da quel confessionale di padre Leopoldo, ho sentito quell'occhio polifemico rompersi, e cadere come in frantumi. Il problema non era tanto che Diomi vede ... Il problema era che io devo vedere Dio, tutto Dio, tutto Dio... nel bene e nel male, nella salute e nella malattia, in tutto e dapertutto. Questo è il vero problema, per me... Questo richiamo, questo messaggio, questo consiglio non l'ho mai più dimenticato, ed ho visto che costituisce il groviglio di tutti i pensieri. Esso porta all'unicità di Dio, al suo comando. «Nonavere altro Dio all'infuori di me!» E qui c'è laprima difficoltà. Quella di essere davvero monoteisti. La cosa più difficile nella vita è di essere monoteisti. Noi siamo sempre doppi, tripli, la società ci porta ad essere tali ... C'è uno scrittore che ha detto: per essere monoteisti occorre morire ... E state attenti! Questo non è menare il can per l'aia, perché vedete subito dove andiamo a finire. Qui è il problema. 53 BibliotecaGino Bianco E infatti sorge subito la seconda difficoltà: di rapportare all'unicità di Dio l'unità del creato, l'unità della vita, di tutti gli aspetti della vita. E sotto questo aspetto torna il problema dell'unicità di Dio. Difatti il politeismo è facile. Ma il politeismo non è una risposta. E' un'evasione, uno scansare il problema, come il manicheismo: c'è il Dio del bene e c'è il Dio del male, il conflittoè aperto, ora vince l'uno ora vince l'altro... Non è una risposta, il manicheismo, perché tu sei uno, e in te passano tutte le trasversali del mondo, della storia. In te è la legge del bene, e in te è la legge del male. Tuabiti un «corpodi morte», per usare l'espressione di San Paolo. E chi ti libera da questo corpo di morte? Vedete come quel consiglio era il richiamo all'essenziale, al centro: era come mettere a fuoco tutta l'esistenza e la storia del mondo. E difatti qui c'è una terza difficoltà: Credo in un unico Dio, un Dio cui devo rapportare il bene e il male, la vita e la morte, la gioia e il dolore ... A conferma di questo mi viene in mente una risposta di Karl Rahner, data in un'intervista con Zizola,mi pare dell'84. Zizola gli chiede qual'è, secondo lui, l'eresia principale del comento, e Rahner risponde: «RiconoscereDiosolonei casi in cui Dio ci aiuta». Questa è la vera eresia, ed è l'eresia davvero moderna, che attraversa anche tutta la cristianità. L'eresia del momento. E su questa linea troviamo anche quel grande Autore, uno dei miei più cari, Dostoevski. Egli dice, per esempio, che di fronte alla sofferenza dell'innocente, specialmente del bambino, una sofferenza irreparabile, irrimediabile, tutti hanno il diritto di dubitare. E stranamente tutta la rivelazione, tutta la Bibbia, anche nel centro della rivelazione cristiana, anche proprio vedendo il Cri-
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