Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

..Pll~ BIANCO '-XILROSSO I Obiezione:apologia di unanuovalegge M i sarebbe piaciuto iniziare questo articolo scrivendo «finalmenteabbiamo una legge sull'obiezione di coscienza dopo sette anni di intensi lavori parlamentari, a riformare la legge 772/72 nata già vecchia». Il 16 gennaio le nuove norme sono state approvate in via definitiva dal Senato, i soli contrari, in entrambe le Camere sono stati il Pri e l'Msi. È stato un risultato fortemente voluto dai membri del Comitato Ristretto della Commissione Difesa della Camera, che hanno operato con impegno e con grande apertura alla società civile in continua collaborazione con quegli Enti che nel corso dei venti anni di applicazione della L. 772/72 hanno tentato di qualificare e valorizzare al massimo il servizio civile. E invece il Capo dello Stato ha ritenuto di non dover firmare il provvedimento e rimandarlo alle Camere. In ogni caso ne è sorta una disputa istituzionale senza precedenti della quale è difficile comprendere tutti i risvolti,ma l'obiezione di coscienza non è nuova a situazioni a dir poco originali. Sembra che i regolamenti parlamentari non avessero previsto l'eventualita di un BibliotecaGinoBianco di Cristina Nespoli provvedimento approvato ma non promulgato; in tutto ciò, comunque, l'obiezione di coscienza ed il servizio civile poco hanno a che fare. Le interpretazioni circa le implicazioni istituzionali vanno giustamente al di là di tali problematiche mentre le dichiarazioni sulla nuova normativa nonché sui contenuti del servizio civile non sono quasi mai manifestazionidi legittimi dissensi, sono valutazioni che denotano una scarsa conoscenza delle disposizioni di leggi vigenti, di quelle riformatrici nonché dell'esperienza di vent'anni di applicazioni della L. 772/72. In pochi sanno che i cittadini obiettori, se inquisiti, sono gli unici in questo Paese ad essere sottoposti a due procedimenti penali - uno militare ed uno civile - per un medesimo reato. E pochi sanno che il Ministero della Difesa non è tenuto a pubblicare le sue circolari sulla Gazzetta Ufficiale, e quindi basta una semplice nota interna e: * viene impedito agli ex-obiettori di partecipare a concorsi pubblici per vigili urbani, non viene conteggiato loro, sempre in concorsi pubblici (ad esempio magistratura) il punteggio che invece viene assegnato ai loro colleghi che hanno fatto il militare 49 * vengono tolte indennità economiche quali ad esempio quelle del vestiario quasi che gli obiettori non indossando la divìsa svolgano il loro servizio in costume adamitico * vengono emesse disposizioni riguardanti la gestione ordinaria che coinvolgono direttamente gli Enti, ma questi non ne vengono informati, in compenso sono soggetti alle più svariate interpretazioni e relativi tentativi di imposizione da parte dei singoli distretti militari, che a volte rasentano il limite del grottesco. Non è accettabile giustificare questo e molto altro affermando che i militari hanno peggiori condizioni di vita. A parte l'opinabilità di tali dichiarazioni, resta il fatto che uno Stato democratico deve garantire ai suoi cittadini, che svolgono un obbligo costituzionale, le migliori condizioni possibili a prescindere dalle loro scelte e dalle loro origini. Nel servizio militare assistiamo sovente al fenomeno di coloro che, nati da Roma in giù, sono sempre assegnati in caserme del Nord così pure gli obiettori meridionali hanno difficoltà ad essere assegnati ad un Ente della loro Regione di appartenenza perché pochi sono gli Enti convenzionati al Sud. Ma a fronte della richiesta continua da parte di alcuni Enti di

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