Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

che gli è propria, si è trovato a deliberare su scelte compiute dal governo che ne scandisce le scadenze. Si provvede per decreto nelle materie più diverse, e perfino su delicate questioni istituzionali. Basti pensare che la finanza degli enti locali da oltre un decennio è affidata ai decreti. La legge finanziaria, nata con la presunzione, e la illusione, di costituire uno strumento di programmazione della spesa pubblica, si è trasformata in una velleitaria fissazione dei tetti di indebitamento. Le uniche misure effettivamente attuate, sonorisultate quelle che istituiscono balzelli (così i tickets). Tra i provvedimenti di rilievo approvati nella decima legislatura e aventi la dignità di leggi di indirizzo, vi sono la riforma delle autonomie locali e l'innovazione del procedimento amministrativo. Ebbene, alla riforma delle autonomie è venuta meno i.l.lL BIANCO l.XILROSSO ■it•Wili• qualsiasi copertura finanziaria. Quanto alla riforma del procedimento amministrativo, legge che in via di principio stabilisce garanzia di diritti per i cittadini nei confronti della pubblica amministrazione, essa è tuttora paralizzata dalla inadempienza nella emanazione dei regolamenti attuativi. Una situazione radicalmente nuova è poi maturata, nella pratica e nelle potenzialità, ma davvero non è stata affrontata in modo conseguente, con la nuova realtà delle assemblee regionali da un lato, e dall'altro con il processo di unificazione europea. Da entrambi i punti di vista, muta l'ottica storica, politica e operativa della attività legislativa. Quanto alle Regioni è indispensabile agire con coraggio per rendere coerente e pieno il decentramento anche per le decisioni legislativenelle materie di loro competenza, anziché continuare a operare per sovrapposizione. La Camera aveva cominciato a discuterne. Quanto all'Europa, va gettato l'allarme sull'assenza di ruolo sia dei parlamenti nazionali sia del Parlamento Europeo alla luce delle previsioni degli accordi di Maastricht che certo occorrerà allargare e rinegoziare per garantire la funzione delle assemblee elettive. Conclusivamente può dirsi che anche nella vita del Parlamento sono giunte a maturazione un groviglio di questioni non più eludibili. La crisi politica e istituzionale passa anche di qui. Non esistono scorciatoie rispetto alla necessità di creare le condizioni perché al Parlamento venga restituita la funzione legislativa assegnatagli dalla Costituzione; il che implica, a un tempo, che non se ne mortifichinei fatti il ruolo e che si affrontino coraggiosamente le novità e le conseguenti innovazioni. Urge il nuovo,mamusica e suonatorisonovecchi... N on si può non condividere la linea proposta da Pierre Camiti nel suo editoriale. Ampia, del resto, è ormai la convergenza, nel paese e tra le stesse forze politiche, sulla necessità di intervenire, per modificarle profondamente, sulle regole della politica, a cominciare dalle leggi elettorali. Senonché, il prossimo 5 aprile, si dovrà andare a votare col vecchio sistema, quella proporzionale che ormai quasi tutti considerano un ferro vecchio, che è stato utile e prezioso nell'era della divisione ideologica, ma che oggi è tra le cause principali dei molli mali della politica italiana. È ormai quasi un luogo comune che ciò che ci separa dall'Europa è principalmente l'arretratezza del nostro sistema politico, tuttora congegnato per impedire, anziché BibliotecaGinoBianco di Giorgio Tonini per favorire, il formarsi di schieramenti alternativi, tra i quali l'elettore possa decidere quale mandare al governo e quale ali' opposizione. Del resto, che la nostra politica sia tutt'altro che europea lo sta dimostrando questa campagna elettorale, nella quale non assistiamo al confronto tra due schieramenti che si candidano al governo, come avviene in tutti i paesi civili, ma ad una confusa rissa «tutticontro tutti», ad una deprimente zuffa tra decine di formazioni politiche e migliaia di candidati, tra i quali il cittadino fatica ad orientarsi. Per l'ennesima volta, l'e1ettoreitaliano, il più infelice dell'Occidente, non potrà decidere a maggioranza, come fanno gli altri europei, chi mandare al governo, ma sarà costretto a sottoporsi ad un surreale megasondaggio d'opinione, barrando nella scheda-questionario la casella-simbolo che 40 preferisce. Espletata questa formalità, la delega, rigorosamente in bianco, tornerà in mano alle sempre più numerose forze politiche, perché provvedano loro alla definizione delle necessarie coalizioni e, di conseguenza, agli opportuni aggiustamenti negli assetti di potere, dal Quirinale fino all'ultimo consiglio di amministrazione. È evidente che, con un sistema politico siffatto, è semplicemente ridicolo parlare di questione morale e di trasparenza politico-amministrativa, ma è altrettanto illusorio sperare in un risanamento e in un rilancio dell'economia o in una lotta efficace alla criminalità organizzata. La politica, dopo le elezioni, resterà altrettantoimpotente (rispetto ai problemi del paese) e altrettanto prepotente (nei confrontidei cittadini) di quanto lo è adesso. Ed è davvero difficile credere che quegli stessi partili, a

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