Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

di aver dismesso quanto Marcuse aveva insegnato: hanno dìmenticato l'idea, pur proclamata, secondo cui il socialismo è la via della democrazia: hanno demonizzato tutti in blocco gli insegnamenti di Marx; hanno rinunciato a ricercare nuove regole per garantire tutti i diritti meritevoli di tutela; hanno fatto diventare nel tempo fenomeno politico consistente il dissenso discutibilmente progettuale e ora difficile da rimuovere; hanno mostrato di non sapere gestire politicamente la grande offerta pressoché gratuita che la storia ha dato con la caduta del muro di Berlino e con la quasi contestuale proposta di riconsiderare l'inaccettabile modello del capitalismo sfrenato. Se settori cattolici presenti in politica mostrano oggi grande vitalità, oltre che la loro tenace volontà, come dice il filosofo Bobbio, di vincere una battaglia in un certo senso anche contro se stessi, cioè contro certi cattivi rendimenti della Dc cui in genere appartengono, la sinistra politica appare per lo più lenta e soprattutto contraddittoria nel suo rinnovamento. Rimangono, anzi crescono intanto nel nostro Paese questioni gravi verso cui tutti dovrebbero vederla invece più concretamente attenta, e sono quelle delle povertà e delle nuove poBibliotecaGinoBianco .{)lL BIANCO '-Xli.ROSSO litiAAOIII vertà, delle nuove alienazioni, dello sfruttamento e del dominio, delle intollerabili ineguaglianze tra uomo e uomo, perfino nei momenti più elementari come quelli del concorso alla ricerca dell'occupazione. Problemi tutti che paiono irrisolvibili e che hanno paradossalmente alimentato più una logica di fatale accettazione che di adeguata rivolta. Giusta dunque l'indicazione verso un'ipotesi di sinistra di governo che richiami anche i cattolici progressisti; fuori tuttavia da una tentazione di provenirvi in ogni modo, senza politici credibili «portatori dell'etica», coerenti cioè con le attese del progetto; fuori, ancor più, da una logica di lasciarci anche qui tentare di pervenire a un partito degli onesti che, pur approvando noi gli onesti, finirebbe, per ragioni diverse, col dire ben poco e, se vogliamo, anzitutto col porre il preliminare e bloccante prolema delle condizioni di legittimità per l'apparenza. Allora le condizioni che si richiedono per l'ambizioso «progettoCamiti» sono anzitutto una grande operazione culturale cui concorre anche questa Rivista che ci ospita: in vista della realizzazione di una direzione politica sicura che possa offrire, co30 me afferma Arfè, strumenti e forme organizzative alle tante intelligenze disorientat o disperse. Le grandi operazioni politich presuppongono grandi operazioni culturali capaci di dar prova di rendimento e queste ultime, eccezioni a parte, sono state da tempo dismesse dalla sinistra italiana, più impegnata a litigare che a costruire o a inseguire profitti fino, in alcuni casi, a rendere irriconoscibile il politico di sinistra. Salvoche per la prima volta nella storia della nostra Repubblica i politici non vogliano davvero dichiarare, prima dell'appuntamento elettorale, le reali strade da percorrere, il problema si pone ormai all'indomani dell'uragano elettorale annunciato. Anche alla luce di una corretta lettura dei risultati vedremo allora il concreto da farsi rispetto al progetto e perfino alle esigenze che scaturissero di realisticamente ritoccare il progetto stesso. Socializzazione della politica e prospettiva europea, l'individuazione di iniziative e di strumenti concreti perché ciò possa essere riscontrato saranno alcuni dei temi principali su cui dovremo confrontarci ed eventualmente unirci o dividerci, comunque vadano le cose. Speriamo bene.

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