,i)-lJ.BIANCO l.XII.ROSSO ■ 111)..i:i i I l Unanuovasinistrraiformista? Primadi tuttoregolenuove articolo di Camiti è total- L, mente condivisibile per quello che dice, c'è però una cosa che non dice e su cui occorre discutere. È pensabile che vi sia solo una spinta di convergenza politica per la creazione di una moderna sinistra riformista (un polo unico, non necessariamente un unico partito) senza pensare anche ad una convergenzaistituzionale?Dettopiu chiaramente,al nuovopolo si arrivaanche e soprattuttoattraversonuove regole. Questo è il punto su cui discutere su cui avanzo allora alcune tesi da confrontare. Prima tesi: siccome è ormai chiaro che trattare le questioni istituzionali come materia a parte rispetto agli equilibri governativi conduce ad un vicolo cieco, occorre puntare a costruireun equilibrio di governo funzionale alle riforme. Questo è il senso del patto tra i candidati referendari. Non pretendo certo che lo firminoanche candidati del Psi, però se siete d'accordo spetta a voi che vi collocate con originalità nell'area socialista (seconda tesi)l'oneredellaprovadi spiegareagli elettori che interpretate in questo senso l'intesaDc-Psi perché finoa questo momento abbiamo capito tutti che quell'intesa è fatta per bloccare le riforme. Anche la proposta elettorale del Psi (lo sbarramento), che serva ulteriormente ad illuminare il quadro, non costruisce una grande riforma, capace di collegarsi coerentemente con la proposta «hard» sulle istituzioni (elezione diretta del Presidente della Repubblica) e conferma quindi l'impressione immobilistica. Può darsi che ci sbagliamo, che le intenzioni complessive siano altre, ma ci dovete convincere. In assenza di spiegazioni ufficiali (terzatesi) potrebbero (omeglio dovrebbero) farlo singolicandidatichepotrebbero collegarsi con un patto analogo BibliotecaGino Bianco di Stefano Ceccanti anche se divergente da quello referendario.Pattoin cui chiarirel'opzione di meritoper unaGranderiforma ( uninominale alla francese per il Parlamento piu elezione diretta del Presidente, l'ipotesi che permette di avere un polo unico a sinistra ma con partiti diversi) e quellodimetodo,ossiache il primo elementodi convergenzaa sinistra dovrebbeproprioesseresullenuoveregole da contrattarecon la Dc, magari attraverso un governo di «Grande coalizione»o comunque qualcosa di analogo che stabilisca le regole su cui poi avverrà la competizione su proposte alternative. Potreste anche (quartatesi) rilanciare seriamente (e non propagandisticamente) il referendum propositivo, suggerendo di affiancareal normale svolgimento dei referendum d'indirizzo piu complessivosulla grande riforma. Mi soffermo volutamente di piu su questo punto poiché è quello che meno si presenta in contraddizione con la vostra scelta di area politica e perché investe un nodo strategico dei prossimi mesi. Pressoché tutti noi promotori dei referedum abrogativi in materia elettorale siamo convinti che i quesiti referendari migliorano, ma che da soli non possono tutto, che esistono due seri problemi. Anzitutto il legame tra sistemi elettorali e buona scelta dei governi saldando i singoli collegi uninominali ad una competizione nazionale per il governo (o in cui un canale di lista di partito affianchi quello dei collegi, sul modello tedesco, portando anche ad una scelta tragovernialternativi), cosa non risolta dai quesiti stessi e non soltanto perché essi toccano solo il Senato non intaccando la Camera, ma soprattutto per la conformazione del sistema dei partiti. Secondo problema: non bastano le sole riforme elettorali, anche ben congegnate, dobbiamo chiaramente modificare in profondità la stessaformadi governo,laSeconda 26 PartedellaCostituzione,su treaspettifondamentali: - il rafforzamento del rapporto tra corpo elettorale, maggioranza parlamentare e Governo (governo di legislatura); - la differenziazione delle due Camere, dando alla Camera dei Deputati il primato nella funzione di indirizzo politico; - raccordare il Senato ad un rinnovato ordinamento regionale con maggiori competenze alle Regioni secondo il principio di sussidiarietà e con un simultaneo rafforzamento della forma di governo regionale (governi di legislatura anche a tale livello). A che servealloraaffrontareil nododella revisionecostituzionale? A risolvereil medesimoproblema a cui fannoparzialmente fronte i referendum elettorali,cioé a superarequei vetiincrociatiche hannosinora reso impossibili le riforme. Augusto Barbera ha già chiarito che l'art. 138non ha impedito varie riforme costituzionali in tutto il quarantennio, a cominciare dall'equiparazione della durata del Senato a quella della Camera nel 1963. Esso non ha mai costituito un ostacolo alle revisioni minime sorrette da una precisa volontà politica. Le cose cambiano quando invece si debba procedere ad un radicale mutamento della forma di governo. Non è un caso se non c'è oggi alcuna ipotesimaggioritaria in campo, né se ne intravvedealcuna per la prossima legislatura. Allora l'ipotesi piu sensata, capace di rimuovere i poteri di veto, è quella di unreferendum di indirizzo, da svolgersiin simultaneaallatornatareferendariagiàprevistaper il 1993. Non però un qualunque referendum.Occorreevitareche essosi traducain unplebiscito, in una richiesta di consenso o di dissenso rispetto ad un'unica proposta predeterminata. Per evitare questo rischio, la soluzionemi-
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