Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

.P!tBIANCO lXILROSSO •i•klilld Chiesa italiana continua ad avere un solo partito, a sostenere una sola parte politica. E questo comporta oggi delle evidenti difficoltà di prassi e di teoria, più di quanto non facesse in passato, e che andrebbero elencate e discusse una per una. Non è questa la sede. Lo si potrà anche fare nei prossimi fascicoli, quando il 5 aprile avrà dato una prima risposta concreta, ai problemi che sono sul tappeto, con la forza dei numeri, e che probabilmente resteranno tali e quali. Vale tuttavia la pena di accennarne qualcuno, in ordine sparso e sommariamente, riprendendo spunti già trattati e aggiungendone di nuovi. -«Un primo problema», globale, e di cui ho già detto, è quello della scelta almeno apparente di parte, che fa della Chiesa un concorrente diretto in politica. Ebbene, nella lunga tradizione della Chiesa cattolica ci sono stati, e ci sono, pronunciamenti che avrebbero dovuto essere chiarificatori. Da questo punto di vista, invece, l'Italia è una vera eccezione. Cito solo un testo energico, e chiarissimo in linea di principio, di un papa insospettabile, non certo incline all'irenismo e alla passività della Chiesa di fronte al comunismo. È un testo di Pio XII, dal radiomessaggio natalizio del 24/12/1951: «Uomini politici, e talvolta perfino uomini di Chiesa,cheintendesserofaredellaSposadi CriBibliotecaGinoBianco 21 sto» (la Chiesa) «laloro alleata o lo strumento delle loro combinazioni politiche, nazionali o internazionali, lederebbero l'essenza stessa della Chiesa, arrecherebbero danno alla vita propria di lei, in una parola l'abbasserebbero al medesimo piano in cui si dibattono i conflitti d'interesse temporali. E ciò è e rimane vero anche se avviene per fini e interessi in sé legittimi». Una Chiesa «abbassataal medesimo piano in cui si dibattono i conflitti di interesse temporali»? Forse è ciò che appare a tanti, anche uomini di Chiesa, se è vero che forti mugugni, nei cm1frontidelle recenti prese di posizione pro-Dc si hanno anche tra i vescovi, e se il cardinale Joseph Ratzinger, di fronte alla situazione politica italiana, si è dichiarato più volte sorpreso dalla singolarità del1' atteggiamento ecclesiastico verso un solo partito, ed ha ribadito che «ilpluralismo politico» anche tra i cattolici sarebbe la norma, la condizione naturale, che si verifica in tanti altri paesi. Ecco una sua recentissima dichiarazione: «ifondamenti etici della politica vanno difesi con i mezzi adeguati, con gli strumenti più efficaci che la democrazia moderna offre. Non ci può essere una coincidenza assoluta traChiesa e partito, perché quella è al servizio di tutti, è più aperta. Anzi, lo strumento migliore è certamente dato dal pluralismo, anche se senza una certa unità non si possono ~-~·- ~

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