Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

i)JLBIANCO '-XILROSSO •iiili•ld za remore, ma la scelta era sempre quella: unità politica dei cattolici. Chi non ricorda le vicende, dure, della «sceltasocialista» delle Acli di Labor e Gabaglio (1969-1970), con la repressione e la sconfessione che seguì? Poi fu il Convegno «Sui mali di Roma», il referendum sulla legge del divorzio, la prima grande spaccatura politica del mondo cattolico, le elezioni comunali a Roma, con un sindaco «rosso» sul Colle, quelle nazionali del '76, con illustri personalità cattoliche in lista nel Pci di Berlinguer, i voti a sinistra di tanti cattolici... Oggi pare preistoria, ma fu almeno grande cronaca, e vissuta sulla propria pelle da tanta gente, di Chiesa e di mondo. Una stagione finita? Certo. Dopo il Convegno su «Evangelizzazionee Promozione umana», che giunse e problematizzare l'unità politica dei cattolici nella Dc, arrivarono le chiusure della prudenza della Cei del cardinale Poma, - d'accordo con Paolo VI -, che richiuse ogni spiraglio. Poi la stagione del pontificato polacco, l'allargamento al mondo dell'interesse visibile del papato, la crescita della Chiesa locale italiana, il Convegno di Loreto, l'esplodere del volontariato cattolico, i malumori cattolici verso la Dc, la «scelta religiosa» dell'Azione Cattolica, l'affermazione di Comunione e Liberazione, la stagione del tentato «rinnovamento» demitiano, il Concordato rinnovato con la presidenza del Consiglio socialista, la vicenda controversa delle elezioni comunali di Roma, la «ripresa» del Campidoglio. Ad una Dc sempre più in difficoltà con il mondo cattolico effervescente e pluralista pareva sostituirsi una comunità ecclesiale sempre più presente in prima persona anche nel mondo sociale e politico. La Chiesa italiana, ascoltando la parola nuova di Giovanni Paolo II, si faceva forza sociale, direttamente protagonista nella società lacerata da nuove povertà e da nuovi bisogni. È storia di ieri, e di oggi. 2. I costi ecclesiali, pesanti, di una lunga stagione. Quella che abbiamo vista sopra è la storia in superficie, che nella realtà è stata pensata, vissuta, realizzata e subita da uomini e donne reali, papi, vescovi e preti, lavoratori e politici, imprenditori e impiegati, braccianti e intellettuali, vecchi e giovani, ricchi e poveri insieme... Non è indiscreto chiedersi, dopo aver chiarito che quella scelta di parte fu per i primi venti anni BibliotecaGinoBianco 18 obbligata, e poi ribadita con insistenza rinnovata fino ad oggi, quali costi umani ed ecclesiali essa abbia avuto. Chi ha vissuto dentro la comunità ecclesiale italiana, ma senza chiudersi negli ambienti clericali e bigotti, e anzi incontrando la gente, sa quanto dolore e quanta sofferenza ha prodotto quella scelta. Tanta gente, soprattutto povera, non ha avuto la possibilità di capire le «vere» ragioni della opposizione della Chiesa, e si è sentita allontanata, esclusa, scomunicata, per ragioni che ad essa apparivano solo politiche. Famiglie divise, amicizie troncate, pratica cristiana fattasi impossibile, sacramenti negati, funerali respinti: milioni di italiani si sono così allontanati dalla Chiesa cattolica concreta, e in tanti casi anche dalla pratica cristiana e dalla stessa fede. Quando in Italia si parla di «lontani», e ricordo a questo proposito certi accenni drammaticamente dolenti di Paolo VI, non occorre mai dimenticare che tanti, di questi lontani, si sono sentiti e sono stati in realtà «allontanati», e la cosa è stata avvertita come una ingiustizia, come una vendetta del potere contro i poveri, come la difesa di interessi che non erano giusti e indiscutibili, anche se la verità di fatti e delle intenzioni non era questa. Quanti, di questi «allontanati», hanno potuto comprendere, negli anni successivi, che quello schieramento, quelle misure, quella durezza, erano pastoralmente necessari e giustificati? Forse non tutti, forse non molti. E rimasta forte, nel cuore, e anzi nello stomaco di tanti, soprattutto dei più sprovveduti e poveri, come la ferita di una ripulsa, il bruciore di uno schiaffo, di una porta chiusa, e di una porta pur in fondo desiderata e sperata ... Credo che questa verità dei fatti, reale come è reale il dolore e come sono reali le lacrime della gente, oggi debba pesare sul piatto di una valutazione «pastorale», nel momento in cui quella guerra di allora, dell'ateismo fatto politica contro la Chiesa costretto a farsi politica anch'essa, è per fortuna finita. Anche perché al gigantesco e indistinto costo delle separazioni di tanta gente, della perdita dell'appartenenza ecclesiale di milioni di italiani si è aggiunto, nel corso degli anni e dei decenni, il costo delle ferite e delle rotture dentro la Chiesa, con motivazioni sociali e politiche derivanti da quello schierarsi. È la serie lunghissima dei testimoni

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