Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

,PJJ.BIANCO l.XILROS.SO ilii•li••il pagine di giornale e da tante trasmissioni radiotelevisive... Si può concludere, certo, che non occorre farsi distrarre da esso, che vale la pena di pagare questo prezzo, che è solo parto di cattive intenzioni e di malafede di principio ...Certo, ma non si può fare a meno di ricordare che c'è. E si può aggiungere che sussiste qualche dubbio circa il fatto che in ultima analisi, - che per la Chiesa deve essere di testimonianza e di credibilità, di senso pastorale e di evangelizzazione -, il gioco non renda più. Se a pagare, in fin dei conti, sarà il senso più profondo della stessa missione della Chiesa in Italia, occorrerà dire che almeno il dubbio, sulla utilità, sulla giustezza, sulla equivocità della cosa dovrebbe venire a tanti, e non solo a chi scrive, ai soliti «contestatori», agli scontenti di professione, ai tanti «rompiscatole» del passato e del presente. Dividerò il discorso, sommariamente, in due parti. Nella prima guarderò brevemente al passato, e nella seconda al presente. La conclusione riguarda l'oggi, e il futuro. Politicamente parlando, ed è l'ultima annotazione di questa introduzione, questo è un discorso «al buio»: quando si leggeranno queste righe probabilmente, visti'i tempi delle Poste italiane, i numeri del 5 aprile saranno già noti, e si potrà ragionare anche in termini di immediata contabilità politico-partitica, che qui è del tutto fuori orizzonte. 1. Il passato: unità necessaria,poi discussa, mai rinnegata(1946-l990). Varrebbe la pena, per essere completi, annoverare tra i conti del passato anche quello lontano che uomini di Chiesa, con la loro scelta politica di vietare del tutto l'esercizio dei diritti politici ai cattolici, fecero pagare a quegli «sventurati» protagonisti del risveglio cattolico iniziale, in Italia, a cavallo di inizio secolo, con la politica del non expedit, prima, con le condanne poi della prima Democrazia Cristiana di Don Romolo Murri che giunsero fino alla scomunica e allo scioglimento, con l'ostilità verso Don Sturzo e il suo Partito Popolare, con la sconfessione di esso quando arrivò il nuovo padrone fascista, e così via, in pratica fino alla fine della II Guerra mondiale. È noto che l'approvazione piena della Dc di De Gasperi giunse solo dopo il '45, e si impose a fatica, prevalendo soprattutto come contraccolpo della tragedia antiumana e antireligiosa dei regimi coBibliotecaGino Bianco 16 munisti stalinisti degli anni '40 e '50. E' un fatto: il sostegno totale della Chiesa cattolica alla Dc di De Gasperi è stato uno degli elementi che ha salvato l'Italia e la sua democrazia dal rischio, imminente, di finire in braccio all'Urss e al comunismo. L'unità politica dei cattolici nella Dc, e la spinta a sconfessare la forze politiche di sinistra, fino alle sanzioni estreme della scomunica del luglio '49, furono lo strumento necessario per evitare la fine della democrazia italiana e della stessa nazione in senso proprio. Non tutto fu giusto, non tutto fu bello, non tutto fu corretto, ma era una vera guerra, uno scontro frontale, un conflitto assoluto, - non certo per volontà iniziale della Chiesa e dei cattolici-, e tutto ciò che seguì fu un prezzo pagato alla necessità della guerra stessa. Quando nel 1976Enrico Berlinguer, in un'intervista al «CorrieredellaSera», dichiarò che si sentiva più sicuro al di qua della Cortina di ferro, e che era lieto di essere difeso dalla Nato c'era, nelle sue parole, un riconoscimento a posteriori di una sconfitta politica, civile, umana e morale...Non fu una resa, certo, ma è stato l'inizio di una rivoluzione epocale. C'era strumentalità? Certo. Nella politica tutto ha un fine. Ma nella storia contano parole e fatti, e quelle parole hanno aperto la strada a i fatti che sono seguiti. Per quanto riguarda le parole, che in certi casi sono fatti veri, ci fu anche, da parte dello stesso Berlinguer, la rinuncia esplicita all'ateismo di partito e di stato, all'antiteismo di sistema e di propaganda ...La «Letteraal vescovoBettazzi»· ha pur contato qualcosa. L'eurocomunismo fu un inizio, piccolo e incerto, ambiguo e parziale, ma lo fu. Esso arrivava 23 anni dopo Berlino, 20 anni dopo Budapest, quasi 10 anni dopo Praga, certo, ma fu un inizio vero. Se non fossero arrivati poi un papa slavo, 1'80polacco, la «perestrojka» di Mikhail Gorbaciov, la caduta del Muro e il crollo dell'Impero con la fine del cosiddetto socialismo reale, probabilmente sarebbero rimaste solo intenzioni, e parole, ma il merito di averle espresse, e di averle dette è autentico. In Italia, insomma, l'evoluzione ideologica e politica della sinistra fu un fatto, e non fu ristretta al solo Pci. Subito dopo gli anni del frontismo i socialisti italiani capirono, fin dall'ottobre ungherese, quale era la verità dell'Est europeo, con trenta anni di anticipo sul Pci, e cambiarono profonda-

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