Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 26/27 - mar./apr. 1992

,P.ILBIANCO l.XILROSW ilililii•II ma della «deportazione», il trasferimento forzato di chi non acquista? Ma questo provvedimento impone alcune riflessioni di fondo, relativamente alle strategie e agli obiettivi della politica abitativa nel nostro Paese. Questa politica, nel tempo ha proceduto su un doppio binario: da un lato sono stati previsti programmi per estendere l'offerta di alloggi pubblici in affitto e per controllare, anche se non adeguatamente, i rapporti di locazione nel mercato privato per rispondere alla domanda più debole. Dal!'altro, ingenti risorse dirette e indirette sono state destinate a favorire la proprietà degli alloggi: così la legge istitutivadella Gescal, nel 1963, ha svenduto a prezzi irrisori l'ingente patrimonio realizzato in 14 anni dall'Ina-Casa; nel 1960, per decreto, sono stati liquidati gli alloggi dello Stato, quelli dell'Incis e di altri enti; per decenni si è offerta l'esenzione delle tasse per 25 anni agli alloggi di nuova costruzione. Ma qual'è il risultato di questa politica? Oggi la gran parte delle famiglie è proprietaria di un alloggio; ma gli altri? Per il 30% delle famiglie italiane non c'è tetto, né legge: non un'edilizia pubblica diffusa, efficace, funzionante, in grado di soddisfare i bisogni abitativi dei redditi bassi; non un controllo sull'edilizia privata in grado di garantire rapporti locativi equi e una ragionaBibliotecaGino Bianco 11 vole stabilità alloggiativa per la generalità delle famiglie. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la società dei 2/3 è emblematicamente rappresentata all'interno del problema casa: chi accede al mercato, conquista la posizione di proprietario - magari con sforzi e sacrifici notevoli - è garantito; chi resta fuori, è senza diritti. E non deve sembrare una semplificazione eccessiva; è senza diritti l'inquilino privato, minacciato dalla finita locazione, sottoposto ai ricatti dei canoni neri. E non è una garanzia il rinvio ricorrente della esecuzione dello sfratto: la spada di Damocle continua a pendere sulla sua testa. È senza diritti l'inquilino pubblico: con affitti ragionevolmente bassi, è però abbandonato in alloggi spesso costruiti male, sempre senza manutenzione in quartieri degradati e senza qualità. E, oggi, minacciato di mobilità forzata per consentire ad altri, più favoriti, di acquisire la proprietà. Fino a che l'intervento pubblico, le norme e le risorse destinate al comparto privilegeranno di fatto il sostegno del mercato immobiliare e l'obiettivo «tutti proprietari» - obiettivo che discrimina i più deboli, perché non sono compresi nei «tutti» - la politica abitativa pubblica non realizzerà il diritto alla casa, ma perpetuerà ingiustizie e discriminazioni.

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