cupazione crescente, inflazione e grande debito estero), la vecchia opzione Jugoslavia era morta, sebbene molti nel paese e di certo la maggioranza delle forze politiche nel mondo non vollero (o non potevano) riconoscerlo. La costituzione di un primo paese indipendente delle nazioni slave nel 1918realizzò il loro desiderio di sovranità da lungo esistente. Ma questa soluzione era consumata alla fine del 1980. Le nazioni slave del sud vogliono andare un passo avanti e dar vita ai loro stati nazionali indipendenti (essendo insoddisfatte con il funzionamento della Jugoslaviadove tutte loro sentivano di essere, senza eccezione, sfruttate dal governo centrale). Solo dopo che questo obiettivo finale di stati nazionali sia stato realizzato loro potranno essere in grado di dar vita a forme di associazione politica e economica con altri paesi, rinunciando volontariamente a parte della loro sovranità per la quale stanno combattendo ora così duramente. Z. Il panorama socio-politico La cosiddetta «Seconda Jugoslavia» (1945-1991),la «Prima Jugoslavia» è esistita tra le due guerre mondiali, rappresentava una società pluralistica. Le differenze tra i cittadini sono razziali, etniche, culturali, linguistiche, ideologiche e religiose. Nel passato le differenze venivano richiamate per sottolineare la forza del paese, e uno slogan molto noto descriveva la Jugoslavia come un paese con 2 scritture, 3 religioni, 4 lingue, 5 nazioni e 6 repubbliche. a) le due scritture sono il cirillico e il latino; b) le religioni sono la cristiana-cattolica_ (32% della popolazione), la cristiana-ortodossa (41%) e musulmana (22%); c) le lingue sono il serbo-croato (che è la sola distinzione culturale che unifica la maggioranza), lo sloveno, il macedone e l'albanese; d) le nazioni sono i serbi (36% della popolazione), i croati (19,5%), gli sloveni (7,7%), i montenegrini (meno del 2%), i macedoni (7,9%); altri cittadini sono «jugoslavi» (5%) o appartengono a minoranze nazionali (tra cui gli albanesi con il 7,7% della popolazione); e) Gruppi etnici dominanti nella loro BibliotecaGino Bianco it).tJ, BIANCO lXtl, ROSSO IIIIRUlliiMit•J..iU•I unità federale sono i seguenti (con la loro quota di popolazione rispetto al totale della loro unità): sloveni (92%), serbi nella Serbia propria (85,4%), albanesi in Cossovo (77,4%), croati (75,1%), montenegrini (60%), macedoni (67%). Solo i serbi sono dispersi in quasi tutte le unità federali e Voivodina, la Serbia e la Bosnia Erzegovina hanno una popolazione non omogenea. Oltre alle differenze economiche (descritte altrove), c'è differenza tra le unità federali nel livello di vita, stili di vita, ampiezza della famiglia, altri indicatori demografici, cultura, tradizione politica, ecc. La f essibilità necessaria per il funzionamento di una democrazia maggioritaria in una società pluralista di questo tipo era assente. In queste condizioni la regola maggioritaria era non democratica e pericolosa, poiché le minoranze di ogni tipo venivano escluse dal potere, discriminate e perdevano fedeltà al regime. Ciò portò alla dittatura della maggioranza. Tuttavia, la società pluralistica necessi68 ta di un regime democratico basato sul consenso, che include più che escludere. Il solo modello potenziale funzionante in Jugoslavia poteva perciò essere, secondo Dahl, un modello consociativo nel quale, all'interno di (relativamente) omogenee sotto-società e nazioni jugoslave la democrazia rappresentativa, competitiva e maggioritaria (=poliarchica) potrebbe venir sviluppata a un diverso livello. Nella metà degli anni ottanta due modelli di sistema politico e culturale si svilupparono spontaneamente come reazione alla profonda crisi politica e economica del paese1 : Questa era dovuta a: - la morte di Tito come potere politico integrante; - la sconfitta nella costruzione di un sistema contrattuale di socialismo basato su processi consensuali di decisione, che non avrebbe mai potuto realizzarsi senza coercizione in un paese così eterogeneo; - una profonda crisi economica, manifestatasi anzitutto mediante l'incapacità di far fronte al debito estero all'iniziodegli anni ottanta. Il primo modello è la democrazia monistica del partito unico o della democrazia popolare (modello orientale comprendente la Serbia e le provincie da essa controllate, e il Montenegro). Questo modello segue la concezione di J.S. Mili di un ordine democratico stabile e competitivo, creatore di comunità politicamente omogenee: 1 cittadino=! voto, e regole di maggioranza. Il secondo modello è quello della democraiia parlamentare pluralistica, introdotta in Slovenia e Croazia, secondo criteri di diritti umani e decentralizzazione. L'inaugurazione di questo regime di diritti umani richiederebbe 2 : - applicazione di un modello maggioritario di società competitiva (poliarchia di Dahl) a livello di territori nazionali relativamente omogenei all'interno della Jugoslavia; - applicazione del modello di consenso di una prestabilita segmentazione (Suttles) o pluralismo corporativo (Rokkan) a livello della comunità jugoslava, così che a ciascun individuo sia garantita l'autonomia, dove potrebbe venire privato in modo permanente della maggior parte dei diritti, libertà e opportunità.
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