it)JJ. BIA!\CO '°-XII.ROS&) litittiiltl Giovansiocialisti e culturadellasolidarietà R ivolti sempre a chi ha meno chances, a chi ha meno occasioni, troviamo un modo per agire nella solidarietà che non sia la chiacchiera. La solidarietà nasce dalla conoscenza del dolore, nasce da chi la fa, e si riproduce tra chi l'ha incontrata e chi ne ha giovato. Oggi rimane ancora una gioia per molti, un cavallo di battaglia di chi vuole definirsi impegnato. Eppure quello è un mondo dove esisti se fai e non se dici. Dove sei interlocutore se esisti, e hai contribuito nei modi e nelle forme più diverse. Allora come giovani socialisti riconosciamo che quel mondo, quello del volontariato, ha svolto un ruolo necessario e a volte sostitutivo e ha educato coscienze, distribuito fiducia, aiutato uomini. È un mondo gigantesco che vive oggi di una legge e di un riconoscimento, che non lo vede però ancora meritevole di essere spiegato e pubblicizzato ai giovani e di una considerazione ufficiale che parta dalla scuola e lo veda come un'estensione, una messa in opera della educazione civica, un compito a casa che serva a farti diventare uomo, conoscendo altri uomini, altri problemi. Nasce cosi un impegno che non si può promuovere, e raccontare, se non lo si conosce. E come facciamo noi giovani socialisti a non pensare che nella nostra attività politica, nel nostro occuparci degli altri, nella nostra voglia di conoscenza, di studio, di approfondimento dell'esperienza umana non si riesca ad organizzare uno spazio, un ritaglio di tempo per sentirsi giovani socialisti che sanno di cosa parlano e di cosa dovrebbero parlare, perché hanBibliotecaGino Bianco di Luca Iosi no conosciuto, e continuano a frequentare quel mondo che devono difendere? Perché nostro ruolo non è l'essere rappresentanti di un'area giovanile socialista del paese che forse nemmeno sappiamo definire e identificare, ma tutori, garanti, manovali di quei valori, di quell'aggregazione che trova nella pratica, nel lavoro, nella frequentazione dei problemi la loro conoscenza e nei casi migliori la loro soluzione. Dobbiamo pensare a garantire la diffusione di questi valori e di questo impegno nella scuola, tra i ragazzi che crescono e frequentano un ambiente che gli racconta un modello di vita. Se in questo modello il racconto e la pratica delle solidarietà ci sarà, la solidarietà entrerà nel patrimonio genetico di ogni studente. Se così non sarà continuerà ad essere un qualcosa in più, un modo di vivere il proprio tempo libero, le proprie ansie, un po' com'è per chi la vive per la musica, o per questo o quello interesse. È parte del nostro carattere sentire le difficoltà umane come stimolo per conoscere parte del nostro carattere. Sappiamo però che la volontà di agire trova la sua necessità nella certezza che con il lavoro e l'interesse la condizione di ognuno può migliorare e non nel contare, catalogare, enunciare la disgrazia e i lamenti per capire quanto è variegata e inaffondabile la disgrazia. Un impegno che nasce nella scuola perché oggi tutela ed è responsabile dell'educazione di tutti coloro che vivono sotto i 14 anni, domani noi vorremmo 18, forse lo sarà fino ai 16. Facciamo in modo che entri, magari in quella scalcagnata ora di educazione civica, un'ora che parli di solidarietà. Combattiamo il pietismo e la solidarie60 tà parolaia. Per aiutare i portatori di handicap non è sufficiente la compassione servono la comprensione, la tecnica, l'organizzazione che si è sviluppata nella solidarietà. Uscirà tra poco un nostro opuscolo che disegna una cartina di tornasole di chi fa la solidarietà in Italia, andando incontro ad anziani ed handicappati. I.:idea è molto semplice in fondo; far raccontare da chi convive con problemi di malattie difficilmente curabili, le proprie storie, le emozioni, il dolore, ma anche la voglia di vivere, il coraggio e la volontàdi non lasciarsi andare. È dalla conoscenza del dolore che nasce la solidarietà. E visto che non metteremo mai nulla nel cuore degli altri se non avremo qualcosa nel nostro, mi sembra bello pensare ad un MovimentoGiovanile Socialista dove i suoi aderenti fino ai prestigiosi dirigenti e al segretario nazionale, offrano qualcosa del loro tempo libero a questa esperienza. Occuparsi di emarginazione è diventato una moda, speriamo si trasformi in coscienza. Una società funziona quando aiuta chi non è in grado di aiutarsi da solo. Ricordandoci sempre che quando si è giovani si trovano della difficoltà. Quando si è vecchi le difficoltà trovano te. La solidarietà è per noi, quella assicurazione sul tuo futuro, quel calcolo probabilistico che ti mette nella condizione di sperare che un giorno qualcuno si comporti con te come tu ti sei comportato con chi ha avuto bisogno. Ci sono associazionidi tutti i tipi e a volte si ha l'impressione che siano sempre le stesse persone che cambiano nome. Associazioni contro le associazioni. Quelle di chi ha un dito contro quelle
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