non del tutto marginale. La scelta della forma cooperativa rispetto alle più tradizionali forme dell'intervento sociale - la fondazione e l'associazione - è infatti collegata alla esigenza di operare secondo modalità rigorosamentedi carattere democratico.Ciò non è possibile sé non con le fondazioni, per propria natura legate a forme di gestione monocratica, né con la forma associativa nella quale la democraticità non è presieduta da alcuna norma statuale - se non a seguito della recente legge sulle organizzazioni di volontariato - ed essendo affidata esclusivamente a statuti e regolamenti, finisceper risultare, il più delle volte,evocata piuttosto che rigorosamente attuata. Per la cooperazione invece il metodo democratico rappresenta un elemento strutturale ed è presieduto da una normativa abbastanza rigorosa e coerente. Vi è peraltro un problema di effettività dei processi di partecipazione della base sociale che investe tutto il fenomeno cooperativo e dal quale non è estranea la cooperazione sociale. Molte realtà cooperative dimostrano come i principi ed i diritti democratici possano essere annullati senza venir mai lesi, annegati in quel misto di ritualità e neghittositàche si percepisce in modo quasi palpabile in tante assemblee. Anche su questo fronte le sfide dunque non sono concluse: anzi si riaprono, a se- .P.lt BIANCO l.XH.R~ l•h#iilil guito della emanazione della legge, soprattutto riguardo a due temi. Il primo è quello della strategia dimensionale della impresa. Vi può essere democrazia e socialità quando la dimensione della cooperativa è tale che rende di fatto impossibile la conoscenza reciproca tra chi ne fa parte? Il secondo è quello della integrazione nei più ampi processi democratici della comunità entro la quale opera la cooperativa. Perseguire «l'interesse generale della comunità» può significare anche instaurare con la comunità di appartenenza - il quartiere, il paese, la vallata, il comprensorio - un rapporto organico, attraverso l'attuazione rigorosa del principio della «porta aperta» cioè del diritto d'associarsi alle Cooperative riconosciuto a chiunque abbia determinate caratteristiche. La sfida della trasparenza La legge 381 ponendo a fondamento di questa nuova forma di cooperativa la solidarietà interna ed esterna, in luogo della tradizionale mutualità tra i soci, determina la necessità - e per certi profili impone - di una piena trasparenza riguardo agli interessi soggettivi in gioco all'interno della cooperativa e riguardo al suo funzionamento generale. Gli interessi dei soci debbono quindi essere chiaramente identificati e trovare una S9 BibliotecaGino Bianco corretta formalizzazione. Oltre che alla identificaziÒne dei soci volontari attraverso una apposita categoria (ai quali si aggiunge con la approvazione della miniriforma generale, quella dei «soci sovventori») mi riferisco alla necessità di identificare e rendere trasparente la posizione dei «soci prestatori», cioè di quanti ricavano anche un beneficio economico, diretto o indiretto, monetario o in natura, dal lavoro prestato in cooperativa, e la posizione dei «soci fruitori», cioè di quanti ottengono anche, per sé o per i propri congiunti, la prestazione di un servizio attraverso l'attività svolta dalla cooperativa. Fra i primi rientrano sicuramente i cosiddetti «volontari a tempo pieno» cioè quanti dall'attività svolta ricevono vitto, alloggio e supporto per le altre esigenze elementari, mentre tra i secondi rientrano i famigliari di handicappati, anziani, malati di mente ed altri fruitori dei servizi prestati dalla coopertiva. La sfida è oggi quella di chiarire queste posizioni soggettive, formalizzarle e regolarle statutariamente attraverso la creazione di apposite categorie di soci, affinché sia trasparente il gioco dei diversi interessi entro la cooperativa. La seconda sfida è quella delle messe a punto di un chiaro e preciso «bilancio sociale» attraverso il quale sottoporsi periodicamente alla valutazione delle comunità per la quale si opera.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==