Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

.PJtBIANCO lXILROS&l l 111 #iilil Il volontariaetole «emergenze» deiprossimainni - I 1volontariato in Italia è ormai un fenomeno molto diffuso e degno di attenzione. Sono più di quattro milioni i volontari organizzati in più di diecimila gruppi. Di recente anche le istituzionihanno mostratoun - certo interesse al volontariato approvando anche una legge quadro che disciplina il rapporto tra le attività del volontariato e i comuni, le province e le regioni. Mac'è ~ualcosa di più profondo a cui bisognaprestare più attenzione per capire le motivazioni che spingono milioni di persone a impegnarsi gratuitamente per l'altroquasi sempre «umiliato e offeso»nei suoi diritti e nella sua dignità di persona e di cittadino.Si tratta della trasformazione della nostra società: produce sempre più emarginazione e sempre meno emancipazione. Sino a pochi anni fa la modernizzazione del nostro paese favoriva solitamente la crescitadei diritti, aiutava i giovani a conquistare più spazi di libertà, ai lavoratori ad avere più reddito, più potere, e tutela, aglianziani più solidarietà e assistenza, ai minoripiù scuola e servizi sociali ... C'era insommaper tutti qualcosa di più che facevaben sperare nel futuro. Oggi invece la modernizzazione economica e sociale creamolta emarginazione e poca solidarietà.Sonoormai otto milioni e mezzo i poveriin senso classico e altri otto vivono varieformedi emarginazione. Sappiamo tutti checiòè tipico di tutte le società avanzate dell'Occidente.Anche nel nostro paese abbiamoquesto fenomeno che è ancor più graveperché si va a sommare alla presen1.a ancora di un elevato sottosviluppo, soprattuttonel Mezzogiorno e in quasi tutte le aree urbane. Bastagirare per i quartieri di Palermo o di Milano,come di ogni altra città del di GiuseppeLumia Mezzogiorno o delle altre regioni del centro-nord per rendersene immediatamente conto: servizi elementari che non funzionano, evasione della scuola dell'obbligo, disoccupazione, violenze diffuse, povertà materiali si sommano con i modelli culturali e le espressioni tipiche dell'emarginazione attuale, come la tossicodipendenza, il disagio mentale, il razzismo, l'aids ... Molte realtà di volontariato si sono buttate dentro questa tragica condizione della società. La storia ad esempio del Movimento di Volontariato Italiano (Mo.V.I.)è una chiara dimostrazione. Nasce nel 1978 e oggi federa mille gruppi sparsi in tutta Italia e che operano in tutti i settori dell'emarginazione. Si è scelto non di fare assistenzialismo nè di limitarsi a rivelare i guasti della società ma di condividere (stare con, e non fare per gli ultimi) per rimuovere le cause dell'emarginazione. Si è tentato di dar vita ad un nuovo modo di fare e pensare il volontariato. In sostanza c'è stato il rifiuto di considerare gli ultimi o gli emarginati degli utenti da assistere o da standardizzare in schede e in servizi ripetitivi. Sono invece persone che hanno un nome, Giorgio, Francesco, Lorenzo, Daniela, Maria e non Cdtegorie: i tossicodipendenti, gli immigrati o i «neri», i nomadi, i minori a rischio, i portatori di handicaps ... Sono persone che hanno una loro originalità, coscienza, carattere, valori come anche limiti e meschinità. Sono delle persone normali, emarginate da una «normalità» guasta e superficiale. Non è stato un incontro facile, perché tutti, anche i volontari, siamo figli di questa società. Guai se pensassimo di avere delle virtù superiori o innate. Comunque un cammino si è fatto, c'è una forte tensione critica e progettuale 57 BibliotecaGino Bianco sempre meno assistenzialistica, bigotta, riparatoria ... Questo è stato possibile quando si è sinceramente posto al centro la persona e non altro. È stato possibile perché si è lavorato per realizzare nuove forme di solidarietà. Ma adesso bisogna fare qualcosa di ulteriore. ~emarginazione avanza e con il trionfalismo della attuale modernizzazione non è difficile prevedere che ogni famiglia sarà toccata da questi problemi. Sul'piano progettuale ciò richiama a lavorare per qualcosa di ulteriore rispetto a quanto ha già realizzato positivamente il volontariato. Eccoperché nella nostra recente Assemblea Nazionale abbiamo posto tre sfide al futuro cammino del volontariato. I) Costruire un nuovo stato sociale. Si deve denunciare chiaramente che si sta smantellando il sistema della sicurezza e della promozione sociale e si impedisce la nascita di positive alternative. Non si brucia insomma sulle piazze lo stato sociale per sperimentare qualcosa di migliorativo. Si vorrebbe tornare all'assistenza per censo, per cui chi ha reddito è garantito mentre gli altri si debbono accontentare del puro assistenzialismo, di qualche sussidio della povertà e debbono confidare nella bontà del volontariato. Sarebbe un bel guaio se il volontariato accettasse questa logica. Bisogna lavorare invece per qualcosa di veramente nuovo, per avere un pubblico che gestisce servizi sociali in modo diverso dall'attuale (sprecone e burocratizzato) e in grado di dare indirizzi, programmare e controllare. In questo caso, pure il volontariato (come pure la cooperazione sociale e l'associazionismo)farebbe bene la sua parte anche di gestione, di

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