Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

to: il soggetto pubblico dovrà infatti garantirsi l'esistenza delle condizioni idonee presso l'organizzazione volontaria ad erogare con continuità le prestazioni, rispettando i diritti e la dignità degli utenti. La via appare quindi tracciata per lo sviluppo di una cooperazione sistematica fra soggetti pubblici e volontariato: il segno complessivo di questa collaborazione verrà naturalmente a dipendere dagli indirizzi di politica sociale che prevarranno nel paese. Qualora i principi ispiratori degli interventi di welfare siano quelli di un allargamento continuo e non discriminato dei confini della cittadinanza sociale, il volontariato organizzato potrà senz'altro contribuire ad immettere nel circuito dei diritti e dei doveri di cittadinanza sempre più gruppi e ceti sociali. Qualora, invece, prevalga una filosofia restrittiva, «americana», allora c'è il rischio che una crescente delega al volontariato alimenti una cultura della frammentazione e della segmentazione, contribuendo quindi ad una esasperazione del ventaglio delle disuguaglianze. Non mancano ombre e perplessità sull'impostazione della legge quadro: alcuni temono un'applicazione restrittiva delle norme che serva a rafforzare la possibilità di regolazione dello Stato, nelle sue varie diramazioni, senza offrirevantaggi all'organizzazione volontaria, e, soprattutto, mettendone in pericolo l'autonomia e ,PJJ. BIANCO '-Xli.ROSSO iit•@hltl la libertà di iniziativa. Altri paventano la mancanza di un effettivo controllo da parte del pubblico sulle risorse privatizzate, e, quindi, la possibilità, maggiore che in passato, di comportamenti collusivi ai danni del denaro pubblico e dei diritti dei cittadini in condizioni di maggior bisogno. Non v'è dubbio, però: è stato messo a punto uno strumento di ingegneria welfarista che può favorire la diffusione di politiche sociali innovative. Se pensiamo all'«istituzione», creata dalle norme della 142a livello dell'ente locale per gestire i servizi sociali chiamando anche il volontariato a collaborare, a questa legge quadro, oltreché a quella sulla cooperazione sociale, si ha l'impressione di novità reali sulla scena del welfare. Affinché il rapporto di collaborazione sia massimamente fruttuoso occorrerà, altresì, il verificarsi contestuale di un duplice processo: da un lato il soggetto publico dovrà essere posto nelle condizioni di poter attivare un quadro assai differenziato di azioni sul territorio, di coordinare e promuovere l'azione di soggetti diversi e fra loro eterogenei, di verificare effetti e significati degli interventi. Ciò può essere fatto mantenendo, o acquisendo, in molti settori strategici la centralità dell'azione pubblica, ma chiamando contemporaneamente a coprogettare il welfare i soggetti della società civile. D'altro canto le 42 organizzazioni ed i gruppi del volontariato, acquisendo una sempre maggiore consapevolezza della propria funzione pubblica, dovranno affinare ulteriormente la professionalità del loro operare, accrescendo così la propria affidabilità, fino a rendersi indispensabili. Gli anni cinquanta e sessanta hanno rappresentato il periodo del definitivo affermarsi di uno Stato sociale nel nostro paese; gli anni settanta verranno ricordali come il decennio di più intensa attività del welfare state e delle più robuste spinte universalistiche; il decennio appena trascorso ha conosciuto, allo stesso tempo, la crisi dell'intervento pubblico, l'accentuarsi di tensioni individualistiche, come pure la notevole crescita dell'azione volontaria. Gli anni novanta ci consegneranno un sistema italiano di welfare più equilibrato, con un maggiore peso della società civile ed una comunità complessivamente più solidale, o piuttosto ci faranno assistere ad una privatizzazione «selvaggia», irrispettosa dei diritti degli individui? La nuova legislazione sul volontariato (come pure su altri soggetti privati non a fini di lucro che intervengono sulla scena del welfare) sembrerebbe autorizzarequalche aspettativa non del tutto pessimistica: che tale «ottimismo della volontà» debba essere sconfitto dal «pessimismo della ragione»? - -------- ---- BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==