Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

~.tJ- BIANCO lXltROSSO Mii•Cil•II a qualsiasi altra cosa, è proprio il pericolo, realissimo, della strumentalità della fede stessa, e della Chiesa come tale, alla logica partigiana della politica che li tiene lontani da questa Dc. È il vaccino dell'integralismo di qualsiasi segno. Proprio per il fatto che la fede appare come la realtà più grande e più profonda, preziosa come niente altro per la salvezza dell'uomo e per la sua realizzazione, essa deve non diventare strumento di potere terreno, in qualsiasi senso, e quindi appare inaccettabile non l'ispirazione cristiana della politica, ma la sua riduzione a parte tra le altre, a contrassegno dei fedeli tra gli infedeli, a bandiera per lotte di poltrone e di denaro, a scala per la rimonta sociale e per la rivendicazione di privilegi e di potere. --- ( I BibliotecaGino Bianco 35 Proprio perché siano cristiani, insomma, non siamo necessariamente democristiani, e non consentiamo a nessuno, neppure agli uomini di Chiesa, di declassare la fede a strumento di identificazione politico-partitica ... Forse è un discorso difficilmente comprensibile, da chi non ha la fede, e anche da chi la ha, ma la tiene come una cosa tra le altre, un più da prendere o lasciare all'occorrenza, una specie di garanzia per l'aldilà, uno strumento per mettere insieme convenienze e convinzioni, e non una realtà che cambia profondamente la vita, da prol?orre a tutti senza imporla a nessuno, da testimoniare con la parola e con la vita e non con l'ostentazione e con la divisione del mondo in amici e nemici. Vedremo.

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