Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

,P.t.t BIANCO l.XILROS.SO Kii•M••il rano ad ottenere anche il consenso dei cattolici dovranno regolarsi in conseguenza. Importante, in questo senso, anche il tema della eutanasia. Qui non si tratta di regolamentare un fenomeno di massa già in atto, ma in realtà del tentativo di provocarlo e di indurlo nel costume. Non ci sono, infatti, centinaia di migliaia di eutanasie selvagge, ma tentativi ideologici degli apostoli dell'ideologia radicale di far apparire anche quella come scelta di libertà, mentre è scelta deliberata di morte da infliggere, affermazione della disponibilità assoluta della vita umana da parte dell'uomo stesso, che è una tesi ideologica inaccettabile, a chi pensi cristianamente. Nell'etica cristiana e cattolica il cosiddetto «accanimento terapeutico» è già superato almeno dai tempi di Pio XII, e la cosiddetta «eutanasiapassiva» che in realtà eutanasia non è, e che consiste nel lasciare morire in pace una persona, senza martirizzarla per prolungarle una vita puramente artificiale, è già prassi ammessa e ragionevolmente praticata. E anche qui occorre rilevare che su «L'Unità» si sono ripetuti articoli che facevano propria la causa della eutanasia vera e propria, in perfetto stile della ideologia radicale. In questo modo l'attuale Pds, al di là di ogni possibile intenzione diversa, si sta trasformando in un grande partito radicale di massa. E la cosa, se confermata nei prossimi tempi, non potrà che avere conseguenze anche nei confronti di certo voto di cattolici che un tempo si erano indirizzati verso l'ex Pci di Enrico Berlinguer. E il tema riguarda tutti i partiti. Credo che uno dei rischi del mondo politico italiano sia oggi quello di farsi portavoce degli eutanasisti moderni. Non sarebbe una scelta laica, nel senso detto sopra, ma ideologica, come non lo è la scelta direttamente opposta, che deriva da una precisa visione ideologica del problema, condivisibile certamente da un cattolico, ma che non dovrebbe diventare, come tale, materia di competizione politico-partitica. È chiaro che una scelta eutanasistica costringerebbe i cattolici tutti al opporsi a chi la facesse propria. Stesso discorso per quanto riguarda altri argomenti del genere, come la sperimentazione sull'uomo, la manipolazione genetica, le possibili acrobazie tecniche relative alla fecondazione umana artificiale. I grandi temi della bioetica, se diventano materia di contrasto politico-ideologico, possono BibliotecaGino Bianco 34 essere ancora elementi sui quali la coscienza dei cattolici potrebbe sentirsi costretta a scelte pratiche unitarie. I partiti che sono interessati al voto dei cattolici debbono come tali tenersi fuori da univoche scelte ideali e ideologiche che possono essere in ballo sui temi bioetici, e semmai curare che un serio dibattito tra posizioni diverse, compresa quella cattolica, avvenga al loro interno, e che la regolamentazione legislativa dei fenomeni reali sia rispettosa della diversità ideale della gente, cattolica e no. Si tratta, in fin dei conti, di prendere sul serio ciò che abbiamo chiamato laicità, che applicata ai partiti vuol dire coscienza e pratica dei propri limiti, non pretesa di dirigere tutto dalla segreteria del partito, riconoscimento del fatto che al proprio interno sono e debbono essere possibili diverse scelte ideali, senza esclusive per questa o l'altra posizione, e che l'unità richiesta da una formazione politica non è quella di una chiesa, ma quella pratico-politica richiesta dai programmi validi per tutti i cittadini, di diverse fedi religiose e ideali. Ma a questo punto, guardandoci attorno, e vedendo come ancora siano radicati i pregiudizi ideologici nella realtà politico partitica italiana, risulta evidente che il cammino da fare, per i partiti italiani non Dc, è ancora molto, e che spesso mancano le stesse premesse per iniziarlo. La storia ha come segnato di una pregiudiziale antireligiosa le matrici ideali dei singoli partiti, e questo fa sì che oggettivamente un cattolico italiano, che tale è e vuole restare, si senta male accolto, magari utilizzato a scopo elettorale, ma visto come un diverso, come un aderente di secondo grado, o come uno che deve lasciare fuori della porta le sue convinzioni più profonde, se vuole essere preso sul serio... - Conclusione provvisoria. A questo punto, dopo questa lunga tiritera, qualche lettore potrebbe chiedere come mai tutta questa strada per cercare di comporre l'identità cristiana con la realtà complessa, e storicamente alquanto lontana, dei partiti cosiddetti «laici», nel senso di non-Dc, quando c'è, pronta all'uso, sperimentata da decenni di vita concreta, benedetta da tradizione ecclesiastica continua, almeno da De Gasperi in poi, l'eterna Dc del potere centrale... Sarà il tema del prossimo articolo, ma credo di poter dire da subito che per molti cattolici italiani, che come tali tengono alla loro fede più che

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