Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

~JLBIANCO l.XltROSSO Mii•ii••II gici, e anche preventividi una realtà che resta sempre un dramma per qualsiasi donna, credente o no che sia, e che per i credenti include anche la soppressione della vita innocente. Se un partito conferisce, sul tema, l'esclusiva sua rappresentanza pubblica, sui media e nella discussione politica, ad una corrente ideologicamente radicale e ultrà, sconterà logicamente il contraccolpo in mancati consensi in materia ed eventualmente nei riflessi elettorali di essi. In soldoni ciò vuol dire che un partito che voglia anche i voti dei cattolici non può fare dell'aborto un puro e semplice diritto civile, né un affare privato delle donne, né un problema senza rilevanza ideale, morale e civile. E su questo punto, per la verità, non pare che i partiti italiani non Dc abbiano chiari i termini della questione. - Droga,eutanasia,bioetica: questo appare un discorso importante anche per quanto riguarda altri problemi ancora attuali, e tra essi certo droga, eutanasia e ingegneria genetica sono tra i più rilevanti. Un cattolico degno di questo nome non può, per quanto riguarda la realtà della droga, considerarla solo un affare privato del consumatore, come propone ancora certa ideologia radicale, e come ad esempio buona parte del Pds pare intenzionato a sostenere. Se si legge «L'Unità» degli ultimi due anni, e in particolare gli articoli dei due ideologi del giornale, Manconi e Cancrini, l'impressione è che il Pds attuale abbia fatto propria, puramente e semplicemente, l'ideologia della droga BibliotecaGino Bianco 33 libera. È una scelta opinabile, in genere, ma come tale è una tesi inaccettabile da chi sostiene che l'etica non possa semplicemente essere un affare interno delle coscienze, e che la sorte della persona vittima della droga è per lo meno altrettanto importante di quella degli altri cittadini, disturbati dalla delinquenza che il proibizionismo,a detta degli ideologi opposti, suscita. Una legge che liberalizzasse la droga cometale non può che incontrare l'obiezione di coscienza dei cattolici. Diverso, ma tutto da dimostrare, sarebbe il discorso di una depenalizzazione parziale che tentasse di risolvere il problema, o di renderlo meno drammatico, con provvedimenti pratici ed esperimenti, non con lo sventolio di bandiere ideologiche privatistiche, di abbandono dei drogati al loro destino, di rifiuto della società di ogni tentativo di dissuasione e di riduzione del bisogno e del consumo. E tuttavia anche qui, oggi, appare chiaro che non si tratta, in fin dei conti, di scelte che possono spettare ai partiti in quanto tali, e che non le volontà delle segreterie dovrebbe essere decisiva, ma la considerazione dei problemi nella loro realtà, nel rispetto delle persone e delle circostanze nazionali e internazionali, del maggior bene possibile o almeno del minor male realisticamente considerato. L'ideologia radicale della droga come bisogno sociale qualsiasi, del diritto a drogarsi, della liberalizzazione e antiproibizionismo ideologico sono assolutamente inaccettabili, per chi vuole essere e restare cattolico, e i partiti italiani che aspi-

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