Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

.i>.tL BIANCO l.XILROSSO Mii•lil•d ternativa senza i cattolici e contro i cattolici, qui da noi: la si fa senza i democristiani e contro i democristiani. È anche un problema di cifre nude e crude: i cattolici sono circa il 90%. e i democristiani sono circa il 35%, almeno finora. Contro il 90%, pur tenendo conto di tutti gli aggiustamenti e della facilità con cui da noi ci si dice cattolici, non c'è maggioranza che tenga. - Evitare il tranello del linguaggio usuale. Una prima conseguenza, dal discorso che abbiamo appena fatto, riguarda il linguaggio dei politici, dei media, e anche della gente comune, che tuttavia è spesso solo conseguenza dei primi. Occorre evitare di continuare ad alimentare l'equivoco per cui cattolico è uguale a Dc. Pare un discorso marginale, ma non lo è. Il più grande servizio politico e culturale che si può fare alla centralità del sistema di potere Dc, oggi, è quello di continuare a identificare i due termini. Quando Giovanni Spadolini afferma che decisiva, per la democrazia italiana, è stata la collaborazione «tralaici e cattolici», fa un discorso storicamente vero, ma impreciso e pericoloso nei termini, oggi, perché utilizza «laico», che politicamente vuol dire non Dc, in alternativa a «cattolico», facendogli assumere nei fatti il significato di non religioso, e utilizza «cattolico», che religiosamente vuol dire credente in Gesù Cristo e membro della Chiesa romana, in alternativa a «laico», facendogli assumere nei fatti il significato di democristiano. Lo stesso può dirsi quando socialisti di spicco affermano, come accade in questi giorni, che «.ancheper la prossima legislatura rimane essenziale il rapporto di collaborazione tra socialisti e cattolici». Basterebbe, per chiarezza, parlare di «rapportodi collaborazione trasocialisti e democristiani», e dal punto di vista storico culturale il discorso sarebbe preciso, -quale che sia il giudizio politico sui suoi contenuti -, e invece i termini usati tradiscono ancora la confusione culturale e politica, o almeno l'abitudine che ha partorito una situazione unica in tutto il mondo. La Dc ringrazia, sentitamente, e la situazione italiana conserva questo equivoco di fondo, per cui una parte politica continua non solo ad essere presentata come equivalente di tutti i cattolici, - cosa che i più avvertiti e coscienti Dc non fanno più, e anzi non hanno mai fatto, con la tipica furbizia che li contraddistingue -, ma addirittura ad esBibliotecaGino Bianco 29 sere presentata come tale dagli avversari politici, che avrebbero tutto da guadagnare, è evidente anche ai ciechi, dalla fine di questa equivoca identificazione storica. - Il rigore delle scelte: laicita, non ideologia. Ma non è solo questione di nomi e di terminologie equivoche. Talora può trattarsi anche di contenuti, e di grandi scelte, e qui il discorso si fa' impegnativo. Vogliodire, infatti, che i partiti non Dc non debbono, posto che siano interessati ai voti dei cittadini cattolici, definire la loro identità in modo direttamente contraddittorio ai valori che chiamerò dell'umanesimo cristiano. Essere partiti laici, nel senso suddetto, e come tali sceglibili anche da cittadini cattolici, deve voler dire non solo che non si è democristiani, che non si pretende di aver un mandato ecclesiastico in materia politica, che non si mettono in seconda linea i valori di libertà e di tolleranzà che di fatto si sono affermati con la modernità e in contrasto storico con le scelte opinabili e transitorie della Chiesa cattolica ufficiale del passato, ma non dovrebbe voler dire che si fa propria qualche scelta ideologica o praticamente ideologizzata in diretto contrasto con la verità della fede religiosa e dei principi morali essenziali cristiano-cattolici. Il discorso vale, lo ripeto, solo se un partito ritiene giusto attirare su di sé anche i consensi di cittadini cattolici. Un partito che fosse dichiaratamente ateo, non solo laico, ma antireligioso, non potrebbe che incontrare il dissenso e l'opposizione di chi è cattolico, almeno finché le parole hanno un senso. Stessa cosa per un partito che programmaticamente prevedesse una politica contro la famiglia come tale, contro i valori dell'onestà, della correttezza personale e pubblica, contro la sincerità, la fraternità e l'uguaglianza degli uomini, contro la pacifica convivenza dei popoli, contro la ricerca della pace è della non violenza come scelte di principio preferenziale. Appena accennato questo discorso, tuttavia, è chiaro che subito si presenta alla mente proprio il discorso sui valori, riecheggiato di continuo anche da certi ecclesiastici, in alto e in basso, e fatto proprio, a parole, da tanti Dc: e il divorzio? E l'aborto? E la pillola? E l'eutanasia? E la droga? E la bioetica? È il piano dei valori. E qui il discorso cambia. Ancora LeolucaOrlando, nella stessa intervistache

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