Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

i.)JLBIANCO l.XILROSSO Mii•Mlid Pepponenon c'è più. EdonCamillanoncambia? Questo è il terzo articolo su «Cattolicie politicaoggi». Lo scrivo nei giorni in cui si è aperta la campagna elettorale per le elezioni di aprile, e in cui il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, è tornato a «ribadirel'indicazione» già proposta nel settembre scorso, e cioè l'unità dell'impegno politico dei cattolici italiani. Con l'originalità di 45 anni di abitudine, alla solita domanda dei soliti giornalisti, il segretario della Cei, monsignor Dionigi Tettamanzi, ha poi ritenuto giusto spiegare che questa unità è richiesta dai valori in gioco. Unità, dunque. Unità religiosa? Unitàmorale? Unità ideale? Unitàpolitica nel senso generale dell'impegno civile e sociale? O anche unità partitica nel voto prossimo venturo, e quindi un appello a votare Dc, come tutti hanno capito? È ovvio, ed è inutile negarlo, che i vescovi italiani intendono anche quest'ultima interpretazione, ma non hanno più il coraggio di dirlo esplicitamente. Tantodifficile appare, anche ad essi, presentare questa Dc come tutela dei valori, come difesa della moralità, come forza sana in un universo malato. Unpronunciamento troppo esplicito scontenterebbe anche parecchi vescovi, che non paiono molto entusiasti della scelta, e che non accetterebbero in silenzio di essere trasformati in propagandisti di partito. È un fatto importante, questo, e indica che incontestabilmente qualche dubbio, qualche divergenza. in materia, tocca anche i vescovi italiani. E figurarsi gli altri. Nei due articoli precedenti abbiano visto sommariamente la storia del movimento cattolico e dell'impegno politico dei cattolici in Italia. Con essa la storia degli interventi ecclesiastici, in materia, nel corso degli ultimi cento anni: la proibizione ai cattolici di partecipare alla vitapolitica, voto compreso; la condanna della prima Democrazia Cristiana e la scomunica dei fondatori; la tolleranza verso il Partito Popolare e poi la sua sconfessione in favore del fascismo al potere; la riproposizione della Dc di De Gasperi in chiave di baluardo alla minaccia reale del movimento comunista internazionale incentrato sull'Urss di Stalin, e negatore della religione e di tutti i valori di libertà; le novità portate dall'era giovannea e dal Concilio VaticanoII; la contestazione del post-'68 e la progressiva teorizzazione, anche nei testi del Magistero dei Papi, del pluralismo politico dei cattolici, altrove normale e da noi difficile o addirittura improponibile; la crisi ideale della Dc; la fine dell'universo comunista e la scomparsa del Pci come tale... Abbiamo poi visto la configurazione attuale del mondo cattolico, complesso e difficilmente riducibile alla Dc, e infine il ribadimento insistente dell' «unità politica» attorno alla Dc, a questa Dc così cambiata e così uguale a se stessa. Nell'articolo seguente prendo in esame la situazione attuale dei partiti non Dc di fronte a questo problema, che non mi pare essi avvertano come problema loro, tendendo per inerzia ad assimilare mondo cattolico e Dc, e quindi a regalare alla Dc una rappresentanza che essa stessa ha coscienza di non aver mai avuto del tutto, - lo ha esplicitamente detto di recente Forlani, in polemica diretta con il presidente Cossiga-, e semmai di aver perduto da tempo. È un problema di miopia politica, che rende corta la vista di tutti gli altri partiti, e beneficia solo la Dc. E invece questo può essere uno dei temi centrali del tentativo di creare, anche in Italia, un sistema capace di alternative reali, all'occidentale, in cui i partiti stiano al loro posto, che è parziale, e lascino alla società civile, alle sue articolazioni, al suo pluralismo vivo e concreto, tutto lo spazio che finora le hanno negato. Certa ideologia antipartito, rappresentata non solo dalle Leghe, dal Msi, che sono essi stessi partiti, ma in parte anche dalla Rete, - anche essa in parte prodotto di partito -, si spiega anche come reazione più o meno sincera all'invadenza ideale, economica, di potere, di poltrone, di denaro pulito e sporco 26 BibliotecaGino Bianco

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