,P.lLBIANCO lXltROSSO Mii•iil•II dicazioni contenute nella proposta di riforma delle pensioni del Ministro del lavoro Franco Marini: uno è stato presentato dagli onorevoli Amato (Psi) e Rosini (Dc) e l'altro è stato predisposto dall'On.le Visco (Pds) e se ne conoscono, al momento, solo alcune anticipazioni. Il primo, che si trova all'esame della Commissione Lavoro della Camera in sede referente, cui è stato assegnato con la procedura d'urgenza, è molto sbilanciato verso una soluzione di natura assicurativa, nel senso che dà una sistemazione organica a quanto già esiste nel campo delle polizze collettive a carattere previdenziale e nel senso che prevede l'impiego del risparmio con gli stessi vincoli e con gli stessi criteri stabiliti per le compagnie di assicurazioni. Anche se la soluzione assicurativa può essere giustificata dalla preoccupazione di offrire garanzie al risparmiatore, tutelando il suo denaro dai rischi connessi con gli investimenti azionari, il progetto Amato-Rosini appare, per ciò stesso, assai scarsamente sensibile alle esigenze che i risparmiatori hanno di ottimizzare il rendimento dei loro accantonamenti (il rendimento netto del risparmio assicurativo oggi non si discosta molto dagli interessi medi bancari e da quelli che mostra il Tfr, quando non è a loro addirittura inferiore). Inoltre, in base alle norme contenute nel progetto, non esiste per i sottoscrittori la possibilità di esercitare alcun diritto di indirizzo e di orientamento nella scelta degli investimenti. Insomma, le organizzazioni dei lavoratori - che sono chiamate ad estendere la previdenza complementare attraverso l'esercizio della contrattazione - dovrebbero contenere le loro ambizioni allo svolgimentodi una funzione di collettori, attraverso lo strumento dei fondi, di risparmio da destinare al settore assicurativo, che ne ricaverebbe i maggiori benefici. A questo ultimo, inoltre, la legge proposta nulla chiede in più di quanto oggi non gli venga già chiesto anche in una materia in cui BibliotecaGino Bianco 25 il silenzio e la latitanza degli organi di controllo configura una forma di vera e propria omertà e connivenza che penalizza pesantemente i sottoscrittori di polizze (si consideri, ad esempio, il rifiuto a comunicare l'entità dei caricamenti e dei costi di gestione). La gestione diretta, soprattutto nel caso di fondi con un numero contenuto di partecipanti, viene inoltre scoraggiata perché si prevede che l'autorizzazione alla costituzione dei fondi con gestione diretta sia condizionata dalla dotazione di un capitale iniziale e di margini di solvibilità talmente alti (15-20miliardi) da renderli praticamente inattuabili. Se la proposta Amato-Resini, dunque, sembra preoccuparsi principalmente di favorire il settore assicurativo, quella elaborata da Visco, all'opposto fa leva sull'interesse che hanno i lavoratori e le forze sociali a un diverso utilizzo del Tfre al suo controllo. A questo fine ne prevede il progressivo dirottamento verso fondi pensione gestiti direttamente attraverso impegni in investimenti di lungo periodo secondo convenienze strettamente economiche. Nel progetto si stima che in circa 10anni l'ammontare delle risorse investite nei fondi pensione possa superare i 400.000miliardi di lire attuali. Naturalmente, contemporaneamente vengono ipotizzati interventi a sostengo delle aziende che verrebbero private delle risorse corrispondenti agli accantonamenti per Tfr. La proposta Visco sembra più conpiutamente raccogliere le indicazioni emerse nel dibattito di questi anni. Comunque sia, l'argomento è di tale importanza e di tanto rilievo, che esso non può ignorare il coinvolgimento dei principali interessi e non può rappresentare oggetto di delega a nessuno. Ad essere in discussione, infatti, sono la natura dello Stato sociale e i modi della democrazia economica.
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