Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

-".li- BIANCO 0..ltROSSO Mii•lil•II ticipate potrebbe far uscire la politica italiana dalle attuali baroccaggini, a condizione che le forze politiche presentino con chiarezza i loro programmi, per ricostruire un legame di fiducia tra cittadini ed istituzioni. Non potrà certamente servire a questo un ipotetico patto di legislatura tra Psi e Dc, allo scopo di riportare Craxi alla Presidenza del Consiglio, mantenendo così per almeno altri cinque anni l'equivoco di un'alleanza di conservazione con l'attuale Dc e vanificando qualsiasi ipotesi di alternanza. Nè d'altro lato, l'accentuarsi delle polemiche quotidiane tra Psi e Pds - al di là delle scaramucce preelettorali - potrà tornare utile allo sviluppo di un dialogo più produttivo sulla sinistra, ed ancor meno ad ipotesi di impegni comuni. Eppure l'aggravarsi della situazione economica italiana chiede (come sostiene Camiti sul n. 20 de Il Bianco & Il Rosso) «un impegno solidale dei maggiori partiti per prendere le decisioni indispensabili al risanamento economico-finanziario del paese». Aggiungiamo che sarebbe altrettanto importante ripensare ad un patto tra governo e forz~ sociali, anche per contrastare quella «crescente frammentazione corporativa che acuisce la disgregazione sociale». Eppure anche qui il rinvio delle trattative con le parti sociali ha messo in luce non tanto le difficoltà di dialogo, quanto un fallimento delle impostazioni. Si richiede allora un ripensamento delle politiche economiche (anche da parte delle confederazioni sindacali) che affrontino più decisamente i nodi del deficit pubblico, dello squilibrio del Mezzogiorno, delle crescenti difficoltà dell'industria, dell'arretratezza ed esosità della pubblica amministrazione ed insieme della ripresa massiccia delle diseguaglianze di reddito tra gli italiani. Se, come riafferma costantemente Bobbio, le forze di sinistra si identificano nella ricerca e nella realizzazione della «eguaglianza», uno degli impegni prioritari che può porsi ReS è proprio quello BibliotecaGino Bianco 17 di contribuire ad aggiornare le idee ed i progetti della redistribuzione, dell'equità fiscale, dello stato sociale. Le Politiche sociali non possono oggi garantire a tutti i cittadini servizi e assistenze (peraltro sempre più costose) di ogni genere, bensì tener conto delle diversità reali, tutelare le fasce deboli e realizzare quell'intreccio tra pubblico e privato che potrebbe rivitalizzare ed estendere le varie forme di cooperazione, di volontariato e di solidarietà. In tale quadro entra anche la tematica dei «diritti civili»,non solo come affermazione di principi democratici e di agibilità civile per tutti - cittadini ed ospiti - quanto come possibilità concreta di vita dignitosa per tutti, di superamento dell'emarginazione per gruppi sociali sempre più vasti, di lotta alle violenze verso le donne, i bambini, gli anziani, di battaglia generale e più impegnata contro tutte le mafie e camorre del paese. In tale quadro ha senso rilanciare con forza la priorità delle riforme istituzionali, che sole potranno rendere possibile la governabilità ed il risanamento del paese. Ma su questo punto dobbiamo chiedere più chiarezza e decisione da parte dello stesso Psi. Su queste ed altre proposte credo che ReS possa dispiegare un notevole impegno: a partire da quello di mettere rapidamente insieme quegli intellettuali, politici ed economisti che già hanno collaborato nei mesi scorsi, per formulare ora una serie di proposte più compiute, sulle quali avviare un dialogo e confronto allargato, in particolare con quei gruppi, vecchi e nuovi, che si propongono un impegno per il cambiamento. Su tali proposte potrà svilupparsi l'iniziativa di alcuni gruppi territoriali di ReS, non solo per l'appoggio a qualche candidato, ma anche e soprattutto nell'avviare un più ampio dibattito politico, nell'intrecciare rapporti con altri gruppi e nell'aprire un dialogo con i giovani, che non sono oggi più distratti, bensì più disposti a seguire proposte concrete e credibili.

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