Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

~_tJ, BIAl\{;0 il..11,R~ Mii•lil•d Perun progettodellasinistra di Pippo Morelli i fronte all'accentuarsi del dibattito politico, ormai in clima di campagna elettorale, le po- D sizioni ufficiali di ReS, e gli stessi documenti appaiono inadeguati rispetto all'intenzione di «fare politica» e molto al di sotto delle discussioni avvenute nei convegni, nei forum e nella stessa rivista «Il Bianco & Il Rosso». Fare politica per ReS, che non è corrente di partito, vuol dire innanzitutto esprimersi sulle principali questioni politiche e sociali, sia interne che internazionali. Date le caratteristiche delle sue origini e pur nei limiti della sua rappresentatività, ReS potrebbe dar voce e spessore razionale alla diffusa ansia di moralizzazione della politica (i diversi dibattiti su etica e politica possono servire se si estendono a molti più interlocutori) ed insieme portare un contributo di analisi e di proposte all'impegno di «riprogettare la sinistra». Col crollo dei socialismi reali è finita per tutti l'era delle ideologie, ma d'altronde non basta il rifugio nel pragmatis~o, quando si riduce ad attivismo quotidiano, privo di prospettive ed anche di risultati. Le stesse esperienze socialdemocratiche europee che hanno avuto successo nel dopoguerra - anche per contrastare il pericolo comunista - hanno oggi perduto molto smalto. Liberismo e capitalismo hanno ripreso molto fiato non solo perché è venuto meno il maggior nemico, ma anche perché i governi democratici hanno sfuocato le capacità di controllo e di regolazione del mercato e le forze tradizionali della sinistra faticano oggi ad ottenere maggior consenso sociale. Fare politica vuol dire allora contrastare i disimpegni moralistici come i diffusi atteggiamenti di sfiducia nella politica ed insieme aprire il dialogo con quanti contestano la partitocrazia, l'incapacità di governare e di decidere, l'ingerenza delle forze politiche in ogni campo economico e sociale. BibliotecaGino Bianco 16 Sono impegni ai quali ReS può far fronte, con tutta modestia, se sa utilizzare meglio le idee e le proposte già emerse, nei mesi scorsi, nei dibattiti e nei dossier della rivista, come tanti elementi di una proposta per costruire - con molti altri - un progetto della sinistra. Sul piano internazionale occorre chiarire quale può essere il ruolo del nostro Paese. Le gravi questioni aperte nei paesi dell'Est vanno affrontate non solo con rapporti diplomatici, con la preoccupazione di stabilire nuovi equilibri di forze, bensì in termini di nuovi rapporti economici e sociali tra popoli diversi, nel quadro di un'Europa molto più ampia del mercato unico dei Dodici. Particolarmente per le nostre maggiori attenzioni, dobbiamo elaborare proposte relative alle previsioni di un mercato del lavoro europeo sempre più sconvolto da milioni di migranti, che stanno già determinando preoccupanti tensioni sociali ed etniche. Il suggerimento di Caselli (v. Il Bianco & Il Rosso n. 21/22) di riprendere ed aggiornare le proposte del compianto Tarantelli per una sorta di «scudo dei disoccupati», ovvero di un Fondo di risparmio ed investimento, alimentato anche dai lavoratori, per sostenere nuova occupazione nei Paesi dell'Est, come del Mediterraneo, in proporzione al tasso dei senza lavoro. Inoltre per avviare al superamento gli enormi squilibri Nord-Sud, oltre a sollecitare l'attuazione degli orientamenti del rapporto Craxi all'Onu relativo al debito estero dei Paesi in via di sviluppo, si potrebbe pensare ad una sorta di finanziamento ulteriore per lo sviluppo dei Paesi del TerzoMondo, attraverso una «fiscalità» dei paesi più sviluppati (ad es. sul prezzo del petrolio o di altri consumi da ridurre) finalizzata al riequilibrio ed alla cooperazione internazionale, come forma di concreta solidarietà popolare. Per passare al piano interno, la ormai scontata fine della legislatura ed il ricorso alle elezioni an-

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