Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

ir)JI, BIANCO lXttROSSO Kil•li••II Sussiste ancora un momento primario nel quale è possibile operare mediante la messa a punto di politiche e di prassi riformiste, ed è quello sindacale. Non può non preoccupare l'eclissi del sindacato in una fase così delicata della politica italiana. Non si può non ravvisare con preoccupazione la ripresa di forme di neo-collateralismo, la caduta di una cultura e di una prassi propositiva dell'autonomia sindacale, nel momento nella quale essa sarebbe più necessaria. Su questo terreno, non si tratta di invocare forme di collateralismo asinistra, quanto si tratta di fare in modo che il sindacato svolga fino in fondo il proprio compito, che è compito riformista per eccellenza. Sulla base di queste grandi direzioni di marcia, si possono e si debbono costituire in tutte le situazioni possibili, sul terreno nazionale come su quello locale, dei «coordinamenti» o «laboratori» riformisti, ai quali partecipino associazioni, gruppi e movimenti, alla pari di esponenti dei partiti storici della sinistra, come centri di promozione di iniziative di incontro e di confronto, come strutture di elaborazione di programmi e di progetti, come momenti di presenza critica in grado di promuovere iniziative unitarie, a partire da quelle di formazione, a quelle di gestione, fino a quelle politico-elettorali. Si potrà obiettare che, in questa situazione, si tratta non di programma ovvio, ma di programma che può aggiungere rottura a rottura, scandalo a scandalo? Se è così, è bene mettere in conto la necessità dello scandalo e della rottura. PerYunità:riforme, programmi, trasparenza di Anna Catasta nche esercitando il maggiore ottimismopos- A sibile è difficile fare un bilancio positivo dei rapporti a sinistra in Italia. Non si tratta infatti solo di registrare ritardi e mancati progressi sulla strada, peraltro da tutti indicata come l'unica possibile, della unità delle sinistre, ma di prendere atto con realismo degli arretramenti che si sono verificati tanto più preoccupanti dopo le analisi compiute a seguito della crisi repentina e irreversibile dei paesi dell'Est. A quella crisi infatti si era reagito ipotizzando la possibilità di uno sblocco della situazione politica italiana, condizionata più fortemente di altre dalla presenza dei due blocchi, verso la liberazione di energie nuove di cui la sinistra poteva nelle sue diverse espressioni diventare riferimento così non è stato e bisogna capire perché. Certamente si sono presentati subito problemi e conflitti molto acuti (ricorre proprio in questi giorni il primo anniversario della Guerra del Golfo) che hanno messo alla prova le enunciazioni trionfalistiche della prima ora svelando la dramBibliotecaGino Bianco 14 maticità della crisi mondiale e la fragilità delle ottimistiche previsioni sul disarmo, la cooperazione tra le nazioni ecc. La crisi dei paesi dell'Est ha in qualche modo colpito direttamente tutte le forze della sinistra di governo e di opposizione lasciando sul campo non solo una forte spinta alla democrazia, ma anche frantumazione, particolarismi, armi nucleari e no, problemi economici gravissimi che investono tutti, lo sviluppo di movimenti di destra razzisti e violenti anche nei paesi europei. La sinistra in Europa sembra tentare una risposta cercando di superare gli immobilismi degli ultimi mesi; si interroga sul proprio futuro e sul proprio incerto presente elettorale, alla prova prossimamente in importanti scadenze in Inghilterra, in Francia, in Italia. Nella prima, importante riunione comune dei due gruppi al Parlamento europeo, socialistae della sinistra unitaria, le convergenze (molte) e le divergenze si sono iscritte in una coscienza diffusa dell'urgenza di una azione comune della sinistra e della necessità di passare dall'ottimismosulle sor-

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