sfatti del comunismo, ma anche i sui aspetti positivi e in particolare la sua funzione di stimolo nel pensiero e nella prassi europea e anche nel cammino delle Chiese. Uno dei più grandi studiosi della dottrina sociale cristiana, il P. Oscar von NellBeunning, morto recentemente all'età di cento anni (e che quindi aveva seguito tutto lo sviluppo della dottrina sociale cristiana da Pio XI fino ai nostri giorni) aveva scritto qualche anno fa un articolo dal titolo: «Siamo tutti sulle spalle di Marx». Con ciò egli voleva dire che non si può prescindere, nel considerare la storia europea di questo secolo, dalla carica di idealità e di riforma immesse nella nostra cultura e nella nostra prassi dal marxismo e dai suoi ulteriori sviluppi. Anche la dottrina cattolica, che pure ha fin dall'inizio denunciato gli aspetti falsi e ingannevoli dell'ideologia marxista, è stata profondamente segnata e stimolata, nella teoria e nella prassi, da questo confronto dialettico. È importante ricordarcene oggi, quando la fine del sistema comunista nell'Europa centro-occidentale (anche se tuttora gravano molte incertezze sul futuro) può far abbassare la guardia rispetto alla vigilanza che occorre avere sul modo e sulle forme dello sviluppo economico nei nostri paesi. A questo proposito Giovanni Paolo II nella C.A. (n. 41) sottolinea che, benché il .P.tl BIANCO l.XILROS.SO ■ 111XH•JIlii uJ rimprovero di «mercificazione e di alienazione dell'esistenza umana» fatto dal marxismo alle società borghesi avesse un fondamento filosofico errato «tuttavia l'alienazione, con la perdita del senso autentico dell'esistenza, è un fatto reale». Occorre dunque guardarsi tanto più da queste aberrazioni in quanto sta venendo meno un accusatore storico implacabile che aveva almeno il merito di inquietare le nostre coscienze. Per concludere questa parte dirò che cartina di tornasole di un giusto sviluppo economico e sociale sarà sempre la capacità di integrare le fasce più deboli ed emarginate, misurando quasi su di esse e sulla loro promozione il reale cammino della società. [...] Vengo ora all'ultima delle domande che ci siamo posti: quali doveri di solidarietà mondiale incombono oggi su un'Europa che cammina verso l'unità? Deve essere chiaro per tutti, ed è stato richiamato durante questo Sinodo, che il superamento delle contrapposizioni tra Est e Ovest e l'impegno per un nuovo ordine economico e politico in Europa non possono significare un concentrarsi del nostro continente su di sé. La nuova situazione che si sta creando dovrà piuttosto rendere possibile una maggiore apertura dell'Europa verso altri continenti e una maggiore assunzione di re56 BibliotecaGino Bianco sponsabilità, a partire dalla capacità ad aprirsi all'immigrazione che da essi proviene, privilengiando tuttavia l'aiuto da dare a questi paesi perché imparino a fare da sé e camminino verso una sufficienza economica e produttiva che li renda partners alla pari nel mercato internazionale. Sarà importante aiutare la promozione e il consolidamento di regimi autenticamente democratici nei paesi in via di sviluppo, favorire l'apertura dei propri mercati ai loro prodotti, avviare una riforma coraggiosa del sistema internazionale del commercio e del sistema monetario e finanziario (cf. SRS 43) e una politica più equa del debito internazionale, dare sostegno a programmi e iniziative.di sviluppo culturale. Occorrerà dare la priorità a quelle situazioni in cui mancano gli stessi mezzi di sopravvivenza. Sarà necessario un maggior impegno per creare strutture più efficaci per la prevenzione dei conflitti, l'abolizione del commercio delle armi (SRS 24), la lotta contro lo spreco delle risorse e la salvaguardia del creato per le future generazioni (cf. relazioni Ruini n. 12). Le Chiese d'Europa sono dunque chiamate anche a farsi coscienza critica dei loro paesi e dell'Europa unita che sta nascendo, così da evitare ogni ripiegamento verso un eurocentrismo ormai storic,amentesuperato e inammissibile.
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