Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 24 - gennaio 1992

.P-lLBIANCO '-XILRos.50 ■ 111 411 M 11 Carlo Maria Martini, cardinale arcivescovo di Milano, è personalità che non ha bisogno di lunghe presentazioni. Torinese di nascita, gesuita, dedito per lunghissimi anni a studi biblici, con prolungati soggiorni a Gerusalemme, e poi negli Stati Uniti, è stato per circa dieci anni rettore del Pontificio Istituto Biblico, il massimo organismo scientifico cattolico di scienze bibliche, poi Paolo VI lo volle rettore magnifico della Pontificia Università Gregoriana, e l'anno successivo, 1979, Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milano, la Diocesi più grande del mondo, e poi cardinale. È a Milano da 11 anni. Oggi è presidente eletto dell'organismo che le Conferenze episcopali europee si sono date per coordinare i lavori delle stesse. È forse il cardinale, non solo italiano, di maggior prestigio culturale e personale, nel mondo. Il suo stile, culturale e pastorale, è segnato da sempre da un grande riserbo, da una presenza che mai è invadente, da una parola che anche quando è severa non nega mai il rispetto agli interlocutori. Si può dire con certezza che in lui, e nella sua attività, il richiamo frequente al Concilio, allo spirito dei suoi grandi documenti e delle sue grandi avanzate non è rituale, e non nasconde dietro una cortina di parole una sostanziale non assimilazione, come capita per altri pastori cattolici. Discrezione, cultura, spiritualità, fiducia e speranza in Dio, ma anche negli uomini e nei loro tentativi di ricerca e di realizzazione di un mondo migliore, o meno peggiore: sono questi i tratti che contraddistinguono questa personalità che è insieme così di Chiesa e così del mondo attuale... In questo numero abbiamo creduto bene di riprodurre il testo, non rivisto, del suo «saluto» ai dirigenti Dc alla vigilia della recente assemblea di Assago, e brani del suo discorso in S. Ambrogio del 7 dicembre, anche essi non rivisti per questa pubblicazione. Crediamo che ambedue i testi siano importanti, per le riflessioni che come ReS stiamo facendo sui rapporti tra fede e politica, e sul momento attuale dell'Europa di fronte al crollo delle ideologie, ai problemi emergenti dei popoli del sottosviluppo e alla necessità di tener viva la speranza che il futuro è e può essere migliore, per tutti. (G.G.) Salutoe monitoallaDc in treparaboleloquenti aluto cordialmente la Direzio- s ne nazionale del partito della Dc che sta per iniziare la Conferenza organizzativa nazionale che si terrà al Forum di Assago. Esprimo apprezzamento e gratitudine per tutti coloro che servono, secondo l'espressione cara a Lazzati, la «cittàdell'uomo» e che, secondo l'espressione cara a Paolo VI, intendono vivere nella politica «unaformaesigente della carità». Vi ricevo volentieri qui, nella mia casa, in quella che fu già di San Carlo e di Federico Borromeo, del beato cardinal Ferrari, del cardinal Schuster e di Giovanni Battista Montini. Vi ricevo come già il PaBibliotecaGinoBianco di Carlo Maria Martini pa ha ricevuto pochi giorni fa, a Roma, i partecipanti al Forum della Democrazia Cristiana, parlando di «quell'insiemedi iniziativearditenei campi socialee politico cheportòallafondazionedi sindacatie di partiti dispostia lavorareper porre in essere i principi cristianinell'ordinesociale con i metodi della democrazia» (n. 1). 2. La Conferenza per cui vi trovate qui a Milano ha a tema l'annoso problema delle riforme strutturali del Partito: tesseramento, rapporto politica-affari, rapporto con il mondo cattolico e la società civile, unità interna ecc. Penso rientreranno anche senz'altro nei temi della conferenza le riforme istituzionali e il giu52 dizio sul difficile quadro politico. Questa vostra conferenza avviene in un momento di accresciute gravi responsabilità per tante situazioni della scena locale, nazionale, europea e internazionale. Il tempo del post-comunismo ha aumentato in qualche modo le responsabilità verso il bene comune del paese. La corrosione dell'attuale sistema politico esige coscienzevigili e capaci di gesti coraggiosi e tempestivi. 3. D'altra parte i valori che domandano l'unità dei cattolici, (vita, famiglia, solidarietà, pace, pluralismo sociale e istituzionale ecc.), contestualmente anche giudicano uomini e prassi politiche, comportamen-

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