Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 24 - gennaio 1992

desiderano lo sblocco della democrazia: ma bisogna riconoscere che esse sono minoritarie, almeno nei partiti che strutturalmente dovrebbero lavorare per quegli obiettivi. Non è in base ad una accettazione ideologica che ci sì qualifica come riformisti: forse è possibile essere rivoluzionari a parole, riformisti lo si è nei fatti. Oggi non sì tratta solo dì unire la sinistra che c'è, il compito è più arduo perché la sinistra va riqualificata, riclassificata e ~ifondata: qui non si vuole nè impiccare il Pds al proprio albero genealogico, nè il Psi ai numerosi rami della propria prassi trentennale; sì tratta però di vedere con chiarezza il drammatico deficit di riformismo reale (di cui è spia eloquente l'attuale mancanza di un progetto di alternativa) che c'è ,i>.tL BIANCO l.XILROS.SO •h•li\lUii in entrambi i partiti della sinistra. Se è vero che senza la sinistra storica non si fa l'alternativa, è altrettanto vero che con questa sinistra neanche la si progetta e prepara. A mio avviso il ruolo di ReS, pur nella modestia delle sue forze, è di essere una voce, non esclusiva ma essenziale, per far parlare quanto più popolo di sinistra, riformista e dì alternativa, è pcssibile, ricercando interlocutori ovunque si trovino. Confonderci con le insegne di qualcuno, pur se con autonomia funzionale, mi sembrerebbe perdente e anche ininfluente a far uscire fuori da questi (o peggio ancora quel) partiti le voci interessate al nostro stesso progetto. Non immagino un distacco sdegnoso ed elitario, ma una rigorosa ricerca autonoma Eticae riforme - 1dibattito attuale sulla situazione I etica dell'uomo contemporaneo è condizionato generalmente da un preconcetto; mi riferisco al diffuso giudizio secondo cui il soggetto nell'agire quotidiano avrebbe ri- - nunciato ad ogni riferimento ai valori etici. Taluni, con enfasi, vedono nell'assenza di valori la prova più chiara della povertà morale, del cinismo e dell'indifferenza della società e, rimpiangendo i tradizionali assoluti etici, denunciano il tramonto di ogni pcssibile mediazione tra coscienza e realtà storica. Altri, invece, guardano al decadimento dei valori etici come ad una situazione nuova e pcsitiva che sancisce la fine dei sistemi etici tradizionali, sostituiti da una pluralità di punii di vista etici e di stili di vita individuali compossibili non in forza di valori comuni sostanziali ma dì semplici regole dì convivenza. È doveroso chiedersi se, davvero, sì assista ad un impoverimento etico della società o se non si debba riservare ai fatti una differente lettura, più attenta alla complessità del presente cioè alla molteplicità di sistemi autonomi e concatenati da fitte reBibliotecaGino Bianco di Fabio Zanatta !azioni su cui si costituisce una società policentrica come la nostra. Questa realtà complessa e in rapida trasformazione non può riconoscersi in gerarchie di valori universalmente valide; tuttavia sarebbe almeno frettoloso giudicare ciò come la prova della «indigenza etica» del nostro tempo. Si tratta invece di un segno indicativo del mutato significato e della nuova fisionomia assunta dai valori. Come è trascurabile per l'uomo contemporaneo ogni etica che si articoli in un rigido impianto di principi, cosi il valore non è più inteso al modo di un ideale pur impraticabile ma in grado di raccogliere un'adesione collettiva. È, invece, da considerarsi significativoeticamente quel fronte di istanze e problemi legati all'identità individuale; in questo contesto è un valore il modello e lo strumento dell'agire etico finalizzati all'acquisizione ed alla difesa di libertà e diritti individuali. Una prova importante della variazione di atteggiamento etico della nostra società sono le forti resistenze che il soggetto individuale oppone ad ogni tentativo di assoggettare l'interesse privato a quello collet48 aperta a tutti quelli che condividono i nostri valori, ovunque essi si trovino; immagino una trasversalità socialista e riformista, chiarissima nelle opzioni di cultura politica, ma che non confonda queste opzioni col nome di un partito. E auspico che le prossime scadenze elettorali vedano ReS impegnata a rivendicare e sostenere candidature che diano il senso di questa trasversalità, chiaramente di alternativa e riformista, impiegando in essa nomi rappresentativi ed espressivi di società civile. Per usare una felice e ricorrente espressione di Camiti, vorrei concludere dicendo che vi sono ragioni di preoccupazione, non di pessimismo; aggiungendo però che esse sono fortissime. tivo. Ciò nonostante non siamo di fronte ad un vuoto etico pciché, almeno sul piano del soggetto individuale e privato, i valori determinano le scelte; assistiamo, invece, alla dissoluzione dell'elica pubblica. La responsabilità, la partecipazione e la solidarietà non smettono di determinare le scelte nella sfera etica familiare e privata, ma non vanno al di là di vuote enunciazioni di principio in quella pubblica. È stato osservato che la causa di tutto ciò deve essere, in definitiva, cercala nella crisi delle ideologie; il loro crollo avrebbe prodotto non solo la dissoluzione di modelli e valori etici, ma anche l'arretramento della politica dal ruolo di mediatrice tra interessi privati e pubblici a ostaggio dei centri di potere e degli interessi particolari e ciòper garantirsi il consenso. A mio avviso non è tanto nella crisi delle ideologie che si deve cercare la ragione della imperizia della politica, nel nostro paese, nell'aggregare gli individui attorno ad interessi comuni, bensì nel sistemapolitico di fatto incapace di mitigaregli interessi privati di una società complessae in trasformazione piegandoli al pubblico vantaggio.

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