ricominciato dalla cultura. Dopo Maastricht forse avrebbe integrato in questo impegno anche una rinnovata cultura del sociale. Questa è anche la sfida, non nuova ma sempre necessaria, che hanno di fronte le forze di progresso: particolare ed accreditare una cultura che rafforzi la concezione del sociale come risorsa, che la integri nell'universo dell'economia come una dimen- ,P.tJ, BIANCO l.XltROSSO INil iJUII OiitiM1111 sione che la pervade, nella convinzione che è reale ed indispensabile la produttività economica del sociale. Forse la dimensione sociale rafforzata è rimasta fuori dal nuovo Trattato dell'Unione europea, perché è spesso «esterna» anche nella nostra cultura talvolta tentata di mettere in alternativa economia e solidarietà. Ma articolare insieme queste due dimensioni significa però alzare di molto il tiro delle ambizioni di chi si batte per un modello sociale europeo di progresso. Per i paesi del Mediterraneo non c'è altra alternativa, per i paesi europei l'alternativa è quella del muro: un progetto non solo immorale ma utopico poiché, come la storia ha dimostrato, le divisioni non reggono mai alla spinta degli uomini. IlMediterraneo damosaico a regione Dallamarginalizzazione llacooperazione di BrunoAmoroso Pubblichiamo il «primorapporto»sulle nuove prospettive di cooperazioneeconomica, tecnologicae istituzionalenel Mediterraneo, presentatoaRomail 15dicembre 1991.Esso è statorealizzatosottogli auspici del Cnel dal gruppo europeodi ricercasu Cooperazione regionalee innovazione tecnologica, diretto dal Prof. BrunoAmoroso. - 1Mediterraneo da mosaico a re- I gione? Questa è l'ipotesi di ricerca, stimolata e sostenuta dal «Memorandum sulle questioni mediterranea e est-europea» del Cnel, del dicembre 1990,e dal program- - ma di ricerca della Cee-Fast, 1990-1991, sulla «Scienza, Tecnologia e coesione sociale e economica nella Comunità». Il mosaico mediterraneo è testimonianza dell'antica unità geografica e culturale della regione, che gli eventi storici hanno frammentato, sia per i conflitti interni sia per la penetrazione esterna rendendone meno nitidi i contorni, ma senza riuscire BibliotecaGino Bianco a cancellarne le immagini. Non è certo un caso che soprattutto guardando al Mediterraneo, Braudel ha elaborato la sua teoria sulle «economie mondo». Queste sono quei bacini naturali nei quali le varie culture sono nate e si sono sviluppate. Naturali nel senso della prima e seconda natura descritta da Goethe: quella cioè originaria e geografica, modellata dal clima, e quella successiva, «che opera a fini civili», modellata dall'uomo e dalla storia. Eventipolitici e economici hanno prodotto la prevaricazione di alcune «economie mondo» su altre, l'assorbimento delle più deboli in sistemi più forti e aggressivi. Ma attraverso la palina su di loro stesa dai vari 42 sistemi esse traspaiono lentamente, tratteggiando come ombre i loro contorni, e costituendo il luogo naturale di ricaduta e di recupero nei momenti di crisi e dissolvimento dei nuovi sistemi. Gli eventi più recenti, a oriente e occidente, confermano tutto ciò; cioè il rifluire dei vari paesi nelle «economie mondo» preesistenti, cioè verso i loro bacini naturali. Oggi possiamovedere con chiarezzache paesi come la Bulgaria, Romania,Albania e Jugoslavia se mai sono stati socialisti sono sempre rimastimediterranei. La distanza di questi paesi da altri del blocco orientale come la Polonia, la Repubblica demo-
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