Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 24 - gennaio 1992

.P.lL BIAI\CO l.XILROSSO INMiJO iliii iiifnij111 Maastrichutn:'Europzoappa e senzarespirosolidale E difficile addentrarsi nel labirinto di emendamenti redatti in lingue diverse che costituisce oggi il testo approvato a Maastricht e che sarà redatto e rivisto definitamente nei prossimi mesi. Ancora più difficile è delineare alla luce di questo testo-mosaico l'identità sociale della nuova Europa. Le dichiarazioni di questi giorni, nonostante i giudizi discordanti sulla validità complessiva dell'intesa, concordano su un punto: in materia sociale il compromesso raggiunto delude le aspettative della vigilia. La dimensione sociale non è stata considerata a Maastricht come un dato irrinunciabile della costruzione europea. Il dato più evidente è sicuramente quello della dimensione a undici paesi, l'Inghilterra esclusa, che di fatto ha assunto la modifica dei Trattati in questo campo. In pratica gli undici paesi sono stati autorizzati dall'Inghilterra, attraverso la firma di un protocollo allegato ai Trattati,ad usare le istituzioni comunitarie e le relative procedure e meccanismi per procedere sulla strada dell'attuazione della Carta sociale dei diritti fondamentali dei lavoratori approvata nel dicembre 1989,peraltro con il voto contrario del governo britannico. Le conseguenze di questa decisione, che provocherà lunghissime discussioni giuridiche, sono molto complesse e vanno al di là delle politiche sociali in senso stretto. Infatti l'Unione monetaria nata con la formula dell'opting out per progredire nonostante l'Inghilterra non è paragonabile, a mio parere, con la mini Europa sociale nata il 10 dicembre. Infatti, nonostante che i dodici paesi abbiano riconfermato che lo scopo dell'Unione è quello di promuovere un progresso economico e sociale equilibrato e sosteniBibliotecaGinoBianco di AnnaCatasta bile, e abbiano nel contempo arricchito le competenze comunitarie in campo ambientale, educativo e sanitario, l'assenza dell'Inghilterra dagli impegni in campo sociale rischia di inficiare le politiche di coesione con conseguenze non secondarie anche dal punto di vista della distorsione della concorrenza. Inoltre, da subito e non come opzione da verificare e da esercitare durante il processo, si è sancita la possibilità di una defezione da parte di uno stato membro, possibilità che indebolisce in generale la stessa unione politica. Infine se, come ha sostenutoMajor, la politica sociale è stata tolta dai Trattati, il problema del consenso politico alla partecipazione all'unità europea diventa più acuto nell'opinione pubblica. In Spagna, in Francia e in parte anche in Italia nell'opinione pubblica sembra prevalere un atteggiamento negativo sull'unità europea che ha motivazioni molto complesse tra le quali la preoccupazione derivante dai costi sociali che il processo di unificazione monetaria ed economica comporta e quindi dalla possibilità di un conseguente indebolimento dei diritti. In un momento in cui i particolarismi emergono unitamente a una acuta crisi del rapporto istituzioni cittadini, la nuova istituzione e dimensione sovranazionale che si delinea nasce priva di una definizione non formale di cittadinanza e dei diritti sociali conseguenti e quindi di senso di appartenenza da parte dei cittadini. Il mercato appare come regolatore in sè della evoluzione sociale ma rispetto all'ottimismosugli effetti sicuramente positivi dell'unificazione del m cato sulla qualità della vita e del lavoro dei cittadini europei presente nell'Atto Unico, appare prevalente oggi un atteggiamento passivo e di non intervento nei confronti delle distorsioni provocate dalla stes38 sa unificazione. Si risponde alle nuove esigenze di competitività dei sistemi nazionali agendo sui margini offerti dall'utilizzo delle risorse finora impegnate nei sistemi di sicurezza sociale. La decisione a undici infine inficia anche gli sviluppi della contrattazione collettiva a livello comunitario e la rappresentatività e lo sviluppo delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali che proprio recentemente hanno concluso un accordo sul rapporto legislazione comunitaria e negoziazione in vista delle modifiche dei Trattati. Lo stesso Comitato economico e sociale rischia di essere costretto a un funzionamento incerto e a due velocità (procedure con il Trattato ante Maastricht e post Maastricht) e la Corte di giustizia potrebbe vedere indebolito il suo ruolo di garante dell'applicazione delle norme comunitarie e di intervento diretto per far rispettare i diritti non contenuti nelle norme nazionali. Ma queste discussioni appassioneranno certamente giuristi ed esperti di diritto comunitario per molto tempo e non sarà secondario capire come potrà concretamente operare lo stesso Parlamento Europeo eletto a suffragio universale, ma messo in mora indirettamente rispetto alla ampiezza di applicazione delle sue decisioni. Se esaminiamo le proposte avanzate dal Parlamento Europeo in merito alla modifica dei Trattati in campo sociale ritroviamo esplicitate anche le cause del blocco che ha caratterizzato in questi anni l'attuazione delle norme contenute nei Trattatiin vigore e le indicazioni della stessaCarta sociale. Competenze troppo risicate definitequasi esclusivamente in riferimento al lavoro (tranne l'eccezione inesplorata della coesione economica e sociale) non adeguate

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