Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 24 - gennaio 1992

non sono chiarissime su questo punto. Esse affermano che le diverse forme di partecipazione ammesse nella società europea dovrebbero essere equivalenti nella loro incidenza sulla gestione dell'impresa. Nelle diverse esperienze europee si vede che la partecipazione raggiunge comunemente un certo livello delle decisioni e un certo tipo di intensità, cioè fino alla consultazione. Il passaggio della consultazione alla codecisione è quello più arduo. Così altro è incidere sulle conseguenze sociali delle decisioni imprenditoriali - come è per lo più il caso anche nella cogestione tedesca - altro è saper intervenire sulle opzioni decisionali del management «in tempo utile». Come si vede la partecipazione del!' «impresa» è diventata di attualità, ma si tratta di vedere se il sindacato sarà un operatore, un invitato e fino a dove arriverà la soglia del suo coinvolgimento nelle scelte dell'impresa. Anche questa è un'area di crescente importanza oggettiva. Fare partecipare più operatori sui mercati finanziari fino a coinvolgere le masse di lavoratori è un'esigenza oggettiva del sistema capitalistico nella sua versionemoderna per stabilizzare e rafforzare le sue strutture finanziarie. Un secondoaspetto riguarda la partecipazione finanziaria dei lavoratori. I tentativi svedesidi partecipazione finanziaria - che hanno attirato il nostro interesse - sono entrati in crisi forse definitiva. Essi prevedevano una partecipazione molto radicale dei lavoratori che avrebbe portato a una socializzazioneprogressiva del capitale delle grandi imprese; come qualcuno ha detto, una specie di eutanasia contrattuale del capitalismo. L'obiettivosi è rivelato per un verso troppo ambizioso,per altro verso non sostenuto dal consenso dei lavoratori. È bene rifletterci. Anche «da sinistra» si è osservato criticamente che questa era un'ipotesi un po' «meccanicistica», cioè aveva in mente le imprese una per una e le voleva «espugnare» con erosione della loro base azionaria: il che è improbabile e insieme inadeguato. Sembra più agevole anche se meno ambizioso affrontare il problema sul versante dei mercati finanziari che sono un luogo decisivo (più dell'impresa singola) per orientare l'economia. Invece di espugnaBibliotecaGino Bianco .P.lt BIANCO l.XIL ROSSO ■Hn:eo1m re direttamente impresa per impresa può essere importante concentrare gli sforzi sulla partecipazione nei mercati finanziari puntando su gli investitori istituzionali e sull'azionariato collettivo dei lavoratori come strumento di «tonico» e di orientamento dei mercati finanziari. Ciò è particolarmente importante in Italia dove c'è grande bisogno di far affluire nuovi capitali nei mercati finanziari. I lavoratori possono essere, non solo tra gli invitati individuali, ma anche operatori istituzionali utili in grado di orientare politiche di investimento che stabilizzino e modernizzino l'economia. Le strade per realizzare questa partecipazione anche tecnicamente sono diverse. Una è la strada degli investitori istituzionali nel senso proprio che possono essere in particolare i fondi previdenziali. Questi sono già in molti paesi europei uno strumento forte di investimento istituzionale a disposizione dei lavoratori organizzati. Anche in Italia occorre far decollare questo strumento. Ci sono diversi progetti e se ne parla da tanto tempo. Finora i tentativi sono stati condizionati fra 36 l'altro dalla riforma delle pensioni in generale. Nonostante ci sia un legame stretto con la previdenza pubblica, non è inimmaginabile un'operazione di stralcio, per la sola previdenza integrativa; un progetto di legge come quello di Amato Resini è una buona base di discussione. È importante che il sindacato si pronunci con più decisione per ottenere che i fondi previdenziali si sviluppino su basi solide e diventino strumenti che il sindacato può usare non per il cambiamento delle forme proprietarie (come era l'idea di Meidner) ma pur sempre per orientare in modo più «democratico» gli investimenti e per rivitalizzare il mercato del capitale. Era l'idea alla base della vecchia proposta delle 0,50 (che però traeva risorse del salario). Un altro strumento utilizzabile è l'azionariato collettivo dei lavoratori. I due strumenti possono anche andare assieme; ad esempio nel mercato americano i piani d'azionariato dei lavoratori Esop sono pilotati dai fondi di previdenza. Credo che entrambi gli strumenti siano necessari. Gli investitori istituzionali sono importanti perché costituiscono una specie di «pilota»degli interventi finanziari; ma serve anche l'azionariato collettivo per allargare la base numerica e il coinvolgimento dei lavoratori. Ovviamente non bastano distribuzioni individuali di azioni: si tratta di vedere se è possibile avere un azionariato non solo ampio ma anche collettivamente orientato. Anche questo orizzonte è europeo; l'Italia ha un bisogno particolare di rivitalizzare i mercati finanziari; ma tutta la questione dei fondi di previdenza ha dimensioni europee; c'è al riguardo una direttiva in preparazione da parte della comunità. Tutta la struttura bancaria è ormai in via di rapida europeizzazione; le assicurazioni per il ramo vita, per cui è evidente la connessione con i fondi di previdenza, stanno per essere abilitale a muoversi su scala europea. Il sindacato italiano è chiamaloa scelte difficilima ineludibili. Negliultimianni ha affrontato la questione della partecipazione alla produttività contrattandopremi di vario tipo in sede aziendale. A me pareriduttivo dedicarsi alla negoziazionedella retribuzione flessibile legala alla produttività (che è cosa utile, ma anche pericolosa) senza pensare di occuparsi

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