strade da sperimentare e nello stesso tempo un punto di caduta misurabile di progetti per la democrazia economica. Alcuni dei parametri di riferimento per queste esperienze possibili sono così sintetizzabili: a) livello di applicazione sovraziendale; b) contestualità delle partecipazioni al capitale e al processo decisionale; ,P.1.1,BIANCO '-Xli, HOS-5() liti@Olil c) presenza di diritti ed incentivi individuali accanto ad obiettivi di interesse collettivo; d) la gestione democratica elettiva piuttosto che la rappresentazione indiretta di organizzazioni e istituzioni; e) il carattere bilaterale invece che unilaterale di questi meccanismi: cioè l'opportunità di coinvolgere le altre forze produttive e altre risorse manageriali (contrariamente alle ipotesi svedesi) e di non limitarli ai soli lavoratori; f) la loro applicazione in ambiti non solo industriali e possibilmente non limitati ai lavoratori dipendenti, ma allargati ai cittadini (gli utenti?). Europae partecipazione: le nuoveurgenzeconcrete uesto della partecipazione non è un tema nuovo, anzi, se ne è discusso spesso; persino troppo se confrontiamo le ipotesi con quello che è stato realizzato. È un tema pieno di suggestioni e poco ricco di esperienza; specie in Italia c'è una pratica al di sotto delle elaborazioni che pure non sono perfette. L'ultimo congresso della Cgil è significativo perché, in particolare da parte di questa organizzazione, si è per la prima volta, in modo esplicito, data una indicazione complessiva verso questo orizzonte partecipativo. Nonostante questo, verifico che il tema non è all'ordine del giorno dell'azione sindacale, tanto meno dell'azione politica (uno dei fatti rilevabili in Italia è lo scarsissimo, per non dire nullo interesse dei nostri maggiori partiti, compresi quelli riformisti, per la democrazia economica). Basta notare che nelle quattro tornate negoziali fra sindacato e parti imprenditoriali dell'89/90/91, il tema della partecipazione è stato sostanzialmente assente. Significa che non ha ancora priorità strategica effettiva. Eppure sono intervenuti negli ultimi anni fatti nuovi - che lo rendono più che mai attuale. Mi sembra che siano tre le novità principali a livello non solo italiane: la prima è che è in atto nel sistema economico soBibliotecaGino Bianco di Tiziano Treu ciale una crescita oggettiva «del bisogno di partecipazione», della necessità dello stesso sistema, in particolare economico, di coinvolgere sempre di più nelle decisioni 9li operatori, e in particolare i lavoratori. E una crescita oggettiva del bisogno di partecipazione soprattutto spinta dal fatto che le aziende, in una competizione di qualità, hanno compreso che non si compete sulla qualità se non si ha un coinvolgimento sistematico dei lavoratori. Si può competere sui bassi costi, si possono condurre le 34 tradizionali aziende povere con modelli produttivi di tipo fordista e con esclusione della partecipazione, ma non competere sulla qualità. Mi pare significativo che anche in Italia, come in altri paesi, le grandi imprese più avanzate cominciano a prendere l'iniziativa in questo campo. Se la Fiat da ultima si sta attivando sul versantedel coinvolgimento è perché ha bisogno di partecipazione; si tratta di un bisogno di partecipazione generico che riguarda i lavoratori come individui e che può benissimoessere gestito fuori del sindacato, senza il sindacato o contro il sindacato. Secondo fatto nuovo rispetto al passato è che in tutto il mondo industriale avanzato si sono oggettivamente moltiplicati i centri decisionali decentrati, cioè è in atto un grande decentramento dell'attività economica. Questo facilitò il coinvolgimento, a livello di piccole unità, dei lavoratori. Il modello giapponese non a caso è presentato come vincente perché è basato su forme di partecipazione molto decentrate, molto informali. Questa è un'altra novità che ha significati ambivalenti perché resta da dimostrare che forme micro di partecipazione contribuiscano spontaneamente a creare qualcosa di simile alla democrazia economica. Terzo fatto nuovo è il declino progressivo dell'ambito statale come contenitore,come area in cui si fanno gli esperimenti di
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