• il ruolo tradizionale di pressione nelle scelte di politica economica o di coinvolgimento attraverso modalità concertative; • la valorizzazione e la gestione del risparmio dei lavoratori, per obiettivi collettivi ed individuali e non necessariamente solo di natura previdenziale; • la continuità del settore cooperativo; • lo sviluppo della democrazia industriale, che ha caratteri propri ma, in sostanza, costituisce un dato effettivo di democrazia economica. b) La.partecipazione collaborativa può costituire l'ambito di rilegittimazione dell'azione sindacale e delle sue potenzialità innovative. Il percorso di questa direzione partecipativa non è obbligato. Il sindacato - oltre l'ambito della contrattazione collettiva - può decidere di giungere fino alla codecisione e, in tal caso, resta al di qua del superamento della distinzione di funzioni e ruoli fra le parti. Il sindacato, in un altro caso, può decidere (se sussistono le condizioni oggettive) di andare al di là di tale distinzione, accedendo alla forma della codeterminazione; sapendo, però, che trattasi di un passaggio delicato e che comporta vincoli non marginali. In quest'ultimo caso, riteniamo che la forma ottimale sia costituita dalla partecipazione con sistema doppio e con presenza paritaria, per le seguenti ragioni: • il consiglio di sorveglianza rappresenta la sede nella quale, in base ad interessi comuni di fondo, le parti possono comporre la divergenza di interessi immediati; • questa soluzione consente ai rappresentanti dei lavoratori di conseguire il massimopossibile di influenza nelle decisioni e di responsabilità senza compromettere l'attuazione delle decisioni assunte, che spettano al Consiglio di Amministrazione ed alla Direzione aziendale; • la partecipazione, se deve essere effettivae se non deve produrre effetti indesiderati per le parti, non può andare oltreun certo limite, dato che le impresepossonofunzionare solo se Consiglio di Amministrazionee Direzione conseguono autonomia nell'esercizio del .P.lLBIANCO l.Xn.n.osso 1111 @1111 mandato ricevuto; • il percorso della partecipazione ha profondi motivi ideali, sociali e funzionali ma la verifica della sua attivazione è nel mercato, che, detto con eccessiva semplicità, non si fa carico della bontà e della legittimità di tali motivi. c) la partecipazione economica, invece, è impostata sul diretto rapporto fra impresa e mercato ma, come è noto, comporta il rischio di vanificare la tradizione negoziale e il fondamento della partecipazione collaborativa. Essa, infatti, può essere realizzata anche senza il rispetto del ruolo delle rappresentanze dei lavoratori; essa tende al coinvolgimento diretto dei dipendenti o di quote degli stessi, talché non man31 BibliotecaGino Bianco cano casi nei quali è stata perseguita anche senza cospicui vantaggi economici per l'impresa. Si tratta di un rischio possibile ma non inevitabile. Molte esperienze di questo tipo sono state negoziate col sindacato; non tutti gli imprenditori puntano al superamento della mediazione sindacale; vi sono forme che più si prestano a tale mediazione (gain sharing) e forme che, in sé, si prestano meno (distribuzione di azioni). Il rientro di questa direzione di partecipazione nella logica della partecipazione collaborativa dipende da una molteplicità di fattori (direttive Cee, dimensione dell'impresa, clima politico, caratteri del sistema nazionale delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva); comunque, in buona misura, dipende anche dalle scelte delle organizzazioni sindacali, dalle loro capacità di coniugare tutela e responsabilità, dalla considerazione della composizione della forza lavoro nell'industria e nei servizi. - Una breve ma rilevante conclusione (forse scontata). Le prospettive e le potenzialità della partecipazione, per il sindacato, sono «all'ordine del giorno» e vanno assunte con convinzione e coerenza. Esse, però, hanno un limite intrinseco nell'ordine della solidarietà. Esse, infatti, possono conseguire un grado maggiore di equità e di valorizzazione del lavoro, ma in misura parziale, in ambienti specifici, soltanto per una parte dei lavoratori. Rimane costante ed irrinunciabile per il sindacato la preoccupazione ed il dovere della tutela generalizzata degli occupati e della promozione dell'occupazione. Su questo terreno, proprio della solidarietà complessiva, il sindacato non vede cambiare, almeno negli obiettivi, la sua vocazione tradizionale. Non si tratta di scegliere fra chi ha più bisogno e chi ha esigenze più elevate. La strada della partecipazione, positiva in se stessa, costituisce ugualmente un contributo al bene comune, alle attese di chi ha più bisogno, se favorisce il funzionamento delle imprese e la solidità della struttura economica.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==