piccolissima impresa fino alle imprese a partecipazione statale - deve affrontare una recessione che agisce in maniera differenziata sui diversi tipi di impresa. Nonostante queste considerazioni non è pensabile tenere aperta una discussione sulla democrazia economica e sulla democrazia di impresa, rinviando ad una fase economicamente favorevole l'avvio concreto del processo di partecipazione. Occorre piuttosto procedere con gradualità, avendo chiaro - a livello generale - l'obiettivo della politica dei redditi ed attuando esperienza nelle realtà in cui le stesse condizioni della proprietà di imprese e della presenza sindacale rendono più credibile il percorso della partecipazione alle decisioni. Il settore nel quale dovrebbe essere più facile dar vita a scelte di democrazia eco- ~.li-BIANCO l.XILROSSO ■ 111)..'i$1iii nemica dovrebbe essere per noi il settore delle imprese a partecipazione statale. Il rischio grava su capitale pubblico rispetto al quale una responsabilizzazione ed un controllo sociale sarebbero anche più immediatamente gestibili e giustificabili. È mancato, invece - sia da parte pubblica che da parte sindacale - una volontà ed una capacità di inserire questi aspetti all'interno dello stesso problema delle privatizzazioni, e dei numerosi cambiamenti avvenuti negli ultimi tempi negli assetti proprietari. Rispetto a questi non si è delineata una coerente politica di concentrazione degli sforzi nè su determinati settori produttivi, né sul miglioramento della situazione finanziaria. Questo sarebbe comunque un terreno interessante per avviare e verificare un processo di democrazia economica. È evidente che questo richiede due condizioni sulle quali il Sindacato deve riflettere. La prima riguarda le conoscenze, i saperi, le competenze che lo stesso Sindacato è in grado di mettere in campo per perseguire un obiettivo così ambizioso. La secondariguarda la volontà e la capacità di autonomia rispetto agli interessi che si sono consolidati e che si intrecciano con le stesse proprietà di capitali nelle Partecipazioni Statali. Quest'ultimo è un aspetto complesso, un terreno difficile di intervento. Ottenere chiarezza e trasparenza, nonché decisioni ispirate alla convenienza economica ed alla compatibilità con le esigenze generali del Paese, sarebbe anche un grande contributo alla riforma della politica e, attraverso questa via, alla riforma delle istituzioni. Qualedemocraziaeconomica? Ilmercato gl balee leforzeincampo - temi affrontati nel Convegno di Mi- I lano sulla democrazia economica nella «nuova»Europa, meritano alcune riflessioni. La prima constatazione che è emersa, è relativa al fatto che mo!- - ti strumenti utilizzati nel passato nelle relazioni industriali ed economiche sono superati. In questi anni non è avvenuta solo la internazionalizzazione dell'economia e dei mercati, è avvenuto, ed è in corso, una sempre maggiore tendenza a regolare i mercati, internazionali come avviene nella Cee, con i paesi dell'Eftae negli accordi, ancora da definire, del Gat, solo per citare alcuni «tavoli pubblici» di definizione di «nuove regole». Aqueste si aggiunga l'esigenza sempre più sentita di introdurre regole generali anche per le Borse visto il ruolo sempre più importanteche esse hanno in relaziodi Luigi Vertemati ne alle fusioni di società, alle scalate, più o meno ostili, che si moltiplicano con conseguenze per gli azionisti, i risparmiatori, i lavoratori e per intere economie nazionali e regionali. La stessa natura «neutrale» dei «padroni», che possono cambiare in ogni momento; unitamente al fatto che la forza di un sistema come di un'impresa è spesso dato più dal capitale e dalle tecnologie, di cui dispone, che dal prodotto e dal lavoro, crea un nuovo e diverso quadro di riferimento per i governi, i lavoratori e per tutti gli interlocutori che possono concorrere a definire politiche economiche. In questi anni si è già visto in molti settori, quale sia il livello di concorrenza globale. Se guardiamo all'acciaio, al tessile, all'agricoltura, all'informatica, vediamo quanto siano forti i fattori derivanti dagli aspetti finanziari, tecnologici e del costo del lavoro che incidono sulle decisioni di 27 BibliotecaGino Bianco spostare produzioni da un continente all'altro. L'Asia è l'area di maggiore concentrazione dei tre fattori. Grandi quantità di risorse economiche, innovazione tecnologica, disponibilità di lavoro a basso costo. La «riforma economica cinese» si fonda su questi tre fattori e consente oggi di vedere nelle «nuovearee libere>>tanti «reparti di produzione» a costi bassi di multinazionali controllate da gruppi finanziari non cinesi. Per questo i lavoratori dei paesi sviluppati ed a democrazia matura sonooggi più esposti al rischio del ricatto del postodi lavoro o di salari più bassi. Nelle stesse piccole imprese l'elasticità non sempre basta a vincere la concorrenza dei tre fattori. La partecipazione ad esperienze di congestione, per altro, si limita ad alcuni elementi del processo produttivo e non inve-
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